# I miei viaggi - Cosa fare a Santo Domingo ? - Santo Domingo Staff

Vai ai contenuti

Menu principale:

# I miei viaggi

E' arrivato il momento di raccontarvi un pò dei miei viaggi.
Come avrete già potuto leggere antecedentemente, ho fatto il primo viaggio "consistente" nell'agosto del 1999 e da
quel momento in avanti non mi sono più fermato...oserei dire che mi è venuto il "mal dei Caraibi" ( infondo si dice che esista il mal d'Africa, no ).
Di cose da raccontare ce ne sarebbero infinite. Si potrebbero scrivere pagine e pagine, ad esempio, riguardanti tutte le persone che ho avuto modo di conoscere in tutti questi anni. Però, certi "elementi " vanno incontrati personalmente per capirli a pieno.
Per questa ragione, cercherò di riportare gli avvenimenti salienti come farebbe chi, giorno dopo giorno, si appunta ciò che gli è capitato
durante il viaggio, le sue impressioni e sensazioni.
Sperando che troviate i miei racconti interessanti ma anche divertenti, che vi possano far viaggiare con la fantasia e, magari, farvi venire
voglia di prenotare un viaggio con destinazione  Repubblica Dominicana,
vi invito a leggere ciò che segue:
buona lettura !


AGOSTO 1999 - BOCA CHICA

Questo è stato il mio primo viaggio di un certo spessore. Con queste parole, intendo una vacanza "intercontinentale" fatta cioè fuori dall'Europa ed organizzata in modo un pò approssimativo vale a dire che dall'Italia ho prenotato solo il volo di andata e ritorno e per il soggiorno mi sono affidato a consigli di amici e suggerimenti vari. Fatta questa premessa, vi racconto qualche cosa. Era da diverso tempo che volevo andare a Santo Domingo. Questo perchè un ragazzo di nome Luca, che io conoscevo, me ne aveva parlato bene, lo descriveva come un vero paradiso. Inoltre suo babbo e suo fratello ci vivevano da tempo. Data la mia inesperienza di viaggiatore, ciò che mi serviva erano degli amici per non viaggiare solo, ed un "contatto" per muovermi una volta arrivato. Parlando di questi miei intenti con amici, sono venuto a sapere che Mirco, un ragazzo che lavorava vicino al porto di Rimini, poteva aiutarmi. Così, rimediati due "soci" per il viaggio siamo andati a parlarci ( perchè non riuscivo più a rintracciare questo Luca ). Lui ci ha spiegato un pò di cose e ci ha dato l'indirizzo di un residence sito a Boca Chica del quale era socio. Ed era proprio quello dei parenti di Luca. Visto lo scarso spirito di iniziativa di Diego e Moro, quelli che saranno i miei compagni di viaggio, mi interesso per il volo e contatto Valerio il proprietario riminese di questo residence. All'epoca facevo un'altro lavoro ed avevo le ferie in agosto così, visto che anche gli altri due in questo periodo erano a casa, decidemmo di farci un paio di settimane all'inizio del mese. La partenza è da Malpensa. Raggiungeremo Milano in treno: viaggio massacrante ed impossibilità di stare seduti fino a quando decidiamo di rischiare ed andare a sederci in prima classe. Per fortuna nostra il controllore non si fa vivo e noi arriviamo alla stazione Centrale. Di quì navetta fino all'aeroporto dove ritiriamo i biglietti. Si trattava di un volo charter della Air Europe che non faceva nessuno scalo. A tutti e tre il volo è sembrato interminabile.

Arrivati a Las Americas, ritiriamo i nostri bagagli ed usciamo. Fuori ci aspettava tale Lorenzo un taxista dominicano che amava definirsi "il magnifico" che ci conduce a destinazione. Il residence si chiamava "Ambasciata di Romagna". Quì ci attendevano Valerio e suo figlio Christian che provvedono a consegnarci le chiavi della camera. Precedentemente, avevamo deciso di dormire tutti nella stessa stanza ma l'esperienza, non solo di questo ma anche di successivi viaggi, mi insegnerà che è molto meglio avere una camera indipendente. Ci facciamo una doccia poi Luis, il guardiano, ci accompagna nel centro della città e ci spiega un pò di cose. Siamo decisamente stanchi e dopo un breve giro di ispezione torniamo a dormire. Il giorno dopo alle 05:00 ero in piedi causa fuso orario. Esco per ispezionare il residence e mi accorgo che anche Moro era sveglio così facciamo questo controllo in sieme e scattiamo un pò di foto. Quando anche Diego si sveglia ci facciamo dare indicazioni da Christian su dove andare in spiaggia e ci muoviamo. Andiamo a fare base al ristorante "Gabbiano" gestito, in quel periodo da Maurizio un cuoco anche lui delle nostre parti. Il tempo era velato e sia io che Moro ci scottiamo. Cominciamo a notare molti di quelli che ancora oggi sono personaggi che si aggirano lungo le spiagge di Boca Chica. Verso sera Christian ci accompagna a bere qualche cosa e capiamo subito che non ci troviamo propriamente in un bar...non so se mi spiego. Diaciamoci la verità, siamo tutti e tre un pò impacciati e frastornati perchè si tratta di un Paese decisamente diverso dall'Italia e, almeno per quanto mi riguarda, ci ho messo quasi tutta la vacanza a capire alcune cose. Il giono dopo, arrivano 4 ragazzi da Milano all'Ambasciata di Romagna e ci basta poco per fare amicizia. Lì ricordo perfettamente anche tutto ciò che facevano ma i nomi li ho proprio dimenticati. Uno, si sarebbe dovuto sposare a settembre e rompeva tutti i giorni le palle perchè il Paese non gli piaceva e cose del genere. Ma io dico poteva anche starsene a casa sua. O no ? Oltre tutto, sembrava sempre che ti prendesse per il culo. Comunque, da quando abbiamo fatto la loro conoscenza, Diego ci ha praticamente snobbato legandosi molto a questi milanesi. Moro, invece, mi chiedo ancora perchè sia venuto: non voleva spendere una lira, addirittura non è venuto a Catalina per non spendere i soldi: anche lui poteva rimanersene a casa. Una sera, decidiamo di farci un giro dei night della capitale, suggerimento avuto da Valerio e Christian che si offrono per accompagnarci. Ci basta fare un paio di locali per capire qual'era la situazione: noi eravamo i classici turisti da ripulire. Infatti, notiamo che in entrambi i locali il "Gatto e la Volpe" sembrava fossero a casa loro, tutti sapevano chi erano e mangiavano e bevevano a spese nostre. Coglioni può essere ma fino ad un certo punto così uno dei milanesi, dopo essersi consultato con noi, fa loro presente che ci eravamo stancati e che volevamo tornare a casa. Scocciati, i due ci accontentano. In un paio di giorni, capiamo anche che su colazione e cena ci facevano una "cresta" paurosa quindi evitiamo accuratamente di fermarci lì a mangiare.

Questa è la vacanza nella quale ho visitato più cose in capitale perchè nei viaggi a seguire diciamo che mi sono adattato all'ambiente e anche se dovevo solo muovermi per prendere un pulman, non ne avevo molta voglia. E' anche stata la prima volta in cui ho visitato le isole di Saona e Catalina. Passavamo le nostre giornate al Gabbiano e le serate allo Zanzibar, un bar sulla Duarte. Per diversi anni, Moro è rimasto convinto che a me quella vacanza non sia piaciuta...ma come se l'agosto dopo ci sono ritornato e mi sono mosso da subito per prenotare il biglietto...ma...la gente è strana. Sinceramente, a me i milanesi stavano sulle balle. Non tutti però. Due, infatti, si facevano molto i fatti loro mentre gli altri, soprattutto il futuro sposo, sembrava fossero più interessati a quello che facevo io piuttosto che a loro stessi. Non facevano altro che chiedere ma quando ti trovi una e cose del genere. Fatto sta che una che mi piaceva, effettivamente c'era ma io ero molto titubante sul dafarsi. All'epoca, non c'era ancora la legge della chiusura dei locali quindi posti come lo Zanzibar facevano orario continuato. Lo sposino, mi rompeva le scatole perchè non mi davo da fare per rimediare la tipa ma io non gli rispondevo perchè la mia voglia di litigare era assente.

Una notte, ci troviamo tutti allo Zanzibar a bere come sempre. Ad un certo punto gli altri decidono di tornare a casa. Io, però, non ero stanco e volevo rimanere ancora un pò. Diego, lo sposino e un'altro decidono di rimanere con me. Continua a passare il tempo e loro decidono di andare. A quel punto arriva la famosa tipa ed io dico loro che voglio rimanere ancora per andare a fare due chiacchere con lei. A questo punto l'assurdo: lo sposino dice che anche lui vuole rimanere per vedere come mi sarei comportato e si siede come per aspettare l'inizio della proiezione di un film. Io, stanco del suo comportamento inspiegabile, sbotto e gli dico chiaramente che doveva farsi i cazzi suoi e che se voleva una doveva andare a cercarsela e non rompere le palle a me. Visto che non avevo mai reagito così, lo prendo alla sprovvista e finalmente si toglie dal mezzo. Innervosito per l'accaduto mi prendo un'altra birra ed ecco che arriva Herman Vescovo, un tipo di Alessandria decisamente simpatico che avevo conosciuto qualche giorno prima. Si siede al tavolo con me e parlando gli spiego la situazione. Poi ci spostiamo nella discoteca di fianco dove vediamo la ragazza. Lui mi dice che sa parlare spagnolo e se avessi voluto ci avrebbe pensato lui a presentarmela. Dico che mi va bene e in cinque minuti il gioco è fatto. Rimaniamo ancora a parlare e verso le 05:30 tutti a casa. Il giorno dopo il milanese mi chiede come è andata e quando io gli dico di Herman e tutto il resto sembra offeso...anzi sembra quasi che volesse incolparmi del fatto che io mi fossi divertito senza di loro. Ormai stanco del suo modo di fare gli rispondo per le rime dicendogli che una persona si diverte più o meno in base alla compagnia che ha. In questo modo gli tappo definitivamente la bocca. Il brutto, però, e che questa piacevole e positiva svolta arriva a due soli giorni dalla partenza quindi non ne ho potuto beneficiare a pieno. Comunque, mi ritengo più che soddisfatto e mi riprometto di ritornarci l'anno seguente.

AGOSTO 2000 - BOCA CHICA

Un anno è passato ma finalmente è arrivato nuovamente il momento di partire. Questa volta siamo in 4, oltre a me ci sono Gas, il Sammarinese e V.

Vi chiederete chi è questo V. ...si tratta di un ex amico che mi sta, ora, talmente sulle palle che non voglio nemmeno nominarlo ma visto che c'era anche lui mettere solo l'iniziale del suo cognome mi è sembrata una buona soluzione.

Visto il mio precedente viaggio, io ero "l'esperto" quindi cercavo di dare i migliori consigli possibili agli altri. Ma di questo ne parlerò più avanti. Vista il disumano viaggio in treno dell'anno scorso, ci siamo accordati per noleggiare una macchina. Siamo partiti il 2 di agosto dal pub "The Barge" di Rimini senza andare a dormire. Fino a Malpensa ha guidato V. . Arrivati, abbiamo consegnato la macchina e siamo andati a fare il ceck - in. Questa volta, era previsto uno scalo a New York. Il viaggio si snoda tranquillamente e arriviamo in orario a destinazione. Ad aspettarci all'aeroporto c'era il solito Magnifico che ci ha condotti all'Ambasciata di Romagna. Se l'anno precedente il trattamento ricevuto non mi era piaciuto, quest'anno è stato decisamente...peggio. Ma andiamo con ordine.
Decidiamo di dormire a coppie: il Sammarinese con me e Gas con V. . Ci vengono assegnate due camere con entrata separata ma comunicanti tramite il bagno. Nel provare le chiavi scopriamo che, mentre la nostra apriva solo la nostra porta, quella degli altri era una sorta di "master" e le apriva entrambe. Sia io che il mio compagno di stanza, inizialmente, non ci siamo fatti dei problemi per questo.

Fatta la doccia, andiamo al casinò dove ci aspettava Valerio poi andiamo nella discoteca adiacente allo Zanzibar. Quì, ci sediamo e gli altri cominciano a chiedermi un pò di notizie ed io non faccio altro che dare loro semplici consigli per trascorrere una vacanza tranquilla. Ad un certo punto, una ragazza si avvicina al Sammarinese e lui chiede a me come doveva comportarsi. Io scambio qualche parola con lei e gli do "la mia benedizione": da quel momento mi rendo conto di aver creato un mostro incontenibile. Anche gli altri due rimediano compagnia ma io, sapendo com'è la situazione, la prendo con calma e dopo un paio di birre vado a riposarmi. Arrivati al residence, mi accorgo che il guardiano non è più quello dell'anno precedente ma uno nuovo che noi chiamiamo Macete.
Il giorno dopo si va in spiaggia e comincia la vacanza. Da subito mi sembra che, rispetto all'anno prima, sia più umido e ci siano molte più zanzare. Base marittima, quest'anno, il ristorante "Verde Luna" gestito da Christian.

Senza andare troppo per il sottile vi dico subito che aveva dei prezzi allucinanti. Fra i tanti personaggi che popolano la spiaggia, incontriamo Jocasta una ragazza che avrò modo di rivedere in tutte le mie successive vacanze a Boca Chica.

In questo viaggio, mi renderò conto che molte volte chi credi sia un amico, vivendoci a contatto 24 ore su 24, capisci che in realtà è una persona differente. Poi, capirò anche che bisogna sempre fidarsi il giusto delle persone che ti si avvicinano con fare amichevole senza una apparente ragione: noi siamo turisti quindi fonte di guadagno. I miei screzi con V. iniziano dopo qualche giorno. Intanto, la seconda sera, rivedo allo Zanzibar Jasmin, una ragazza conosciuta l'anno prima ma con la quale non avevo mai parlato perchè non parlava italiano...al contrario di quest'anno. Senza dilungarmi troppo, vi dico che con lei passerò qualche bel momento. Ma torniamo all'ambiente spiaggia. Un giorno ci si presenta tale Adriano di Brescia, un residente molto amichevole e cordiale...in apparenza. Con lui andremo a Saona. Gas e V. si attaccheranno molto a lui perchè, effettivamente, aveva un bel modo per farsi dare fiducia. Di seguito facciamo amicizia con 4 ragazzi di Padova, un bresciano denominato "Il Vongolo" e due tipi strani di Crema. La prima cosa negativa che ci capita è la sparizione di soldi dalla camera. Infatti, non c'era la cassetta di sicurezza e Christian ci aveva consigliato di dare tutto a lui e, a seconda delle nostre richieste, ci avrebbe dato ciò che ci serviva. A me, per sbaglio, erano rimasti 100 dollari che nascondo nella stanza. Fatto sta che sti soldi spariscono. Io, non vado a lamentarmi con nessuno ma ne parlo con gli altri; saputa questa vicenda Christian si incazza come un bufalo e comincia ad urlarmi parole irripetibili in mezzo al suo ristorante perchè, secondo lui, non dovevo mai tenere soldi in camera. Come se li avessero fregati a lui... .Poi, si tranquillizza e mi chiede spiegazioni più accurate. Insomma, prima cerca di metterci uno contro l'altro dicendo che potevano essere stati i miei compagni, poi da la colpa a Jocasta che era salita con il Sammarinese.
Io, sinceramente, non credevo a nessuna delle due ipotesi: la prima mi sembrava veramente assurda, la seconda...bè...i soldi non è che fossero stati sul tavolo in bella vista ma ben nascosti e tutto era, sparizione a parte, come io avevo lasciato. Quindi c'era realmente qualche cosa di strano. Due giorni dopo, sempre dalla camera, spariscono 50 mila lire a Gas e 1000 pesos a V. .

Ma Christian se ne fregava e continuava ad apostrofarci in malo modo dicendo che era solo colpa nostra e che non dovevamo nemmeno parlarne di queste cose. Mentre il Sammarinese ed io, tutto sommato eravamo divertiti dagli insulti perchè erano strani per come venivano formulati, V. stava cominciando ad essere scocciato. Un paio di giorni a seguire, il mistero viene svelato: arriva, infatti un ragazzo da Teramo. Si infila in camera a fare la doccia poi va a fare un tuffo in piscina per rinfrescarsi chiudendo la sua camera ma lasciando il marsupio con tutti i suoi soldi sul letto. Quando ritorna, tutto il suo denaro era sparito e ci si rende facilmente conto che era stato Macete che non restituirà nulla ma verrà arrestato. Christian non pensa minimamente a scusarsi. Un giorno, io e il mio compagno di stanza, ci fermiamo un pò di più in spiaggia e quando torniamo, troviamo V. e Gas nella nostra camera, sul letto che ascoltavano musica. A me, questo non è assolutamente piaciuto per due motivi: il primo è che loro avevano la loro stanza, il secondo è che noi senza di loro non saremmo mai potuti entrare nella loro camera. Quindi, gli dico chiaramente ciò che penso.

Capisco, comunque, che Gas anche se era presente non centrava nulla e che l'idea era stata dell'altro. Altro motivo di litigio è stato un mio consiglio. A me è stato detto di non andare in spiaggia la notte perchè molto pericoloso. V., se ne è fregato e ci è andato. Visto che gli è andata bene, comincia a darmi del caga sotto e a dirmi che davo consigli sbagliati e che dovevo tenermeli per me. Un astio incomprensibile. Ultimo motivo di litigio poi non ce ne sono stati più perchè io ho evitato di parlargli, una cena al ristorante Italy & Italy
dell'amico Thomas.

Siamo in 8: noi 4 e i 4 padovani. Io avevo mangiato prima quindi non prendo nulla se non una bottiglietta d'acqua per dissetarmi: non avevo più fame ma mi andava, comunque, di stare in compagnia con loro. Quando arriva il conto, io preparo i soldi di quello che avevo preso. Quando V. capisce che io avrei pagato, come normale, solo l'acqua e non avrei diviso la cena con loro che si erano mangiati primo e secondo, comincia ad urlarmi che io dovevo pagare come loro sbalordendo tutti gli altri. A questo punto, stanco di tutte queste cose, prima di dargli, in poche parole, del "braccino corto", gli ricordo che, a questo punto, ero io che volevo dei soldi da lui per le colazioni da me pagate e per tutte le volte che gli avevo pagato il moto concho. Alla fine gli animi, grazie anche all'intervento dei padovani, si placano.
Cambiamo discorso e torniamo a Christian. Il suo comportamento era veramente del cavolo per non dire di peggio: molte volte a noi non restava acqua calda per fare la doccia perchè la usava tutta lui, poi ogni volta che doveva darci i soldi erano problemi. Dovevamo sempre aspettare i suoi comodi e spesso non aveva nemmeno da cambiare.

Anche Adriano a me non piaceva molto. Un giorno, però, ci ha caricati tutti sul retro della sua geep per andare a mangiare nel campo. E anche in questo caso ci ha fatto la cresta come tutte le volte che ci si fermava a bere nel bar da lui gestito. Addirittura, un giorno si è incazzato di brutto con me perchè sono uscito con i cremaschi e non con loro.
Le serate, comunque, generalmente erano come quelle dell'anno precedente, sempre allo Zanzibar. V., troverà ancora il modo di darmi contro lasciandomi a dormire in giardino. Una notte, infatti, il Sammarinese sale con Jocasta e i due rimangono a dormire nella stanza. Io chiedo agli altri due se per favore potevo accomodarmi nella loro stanza...per terra...senza disturbarli. Non ci sono state ragioni, non ha voluto ben sapendo, comunque, che lui sarebbe partito una settimana prima di noi e per l'ultima parte di vacanza, io avevo proposto ( ben sapendo che Gas sarebbe rimasto da solo a sfruttare la stanza ) al Sammarinese di dividere con Gas per non fargli sobbarcare da solo il costo intero della stanza.

La permanenza, poi, procede tranquilla e ancora una volta, mi ripropongo di tornarci ma questa volta scegliendomi bene i compagni d'avventura.

GENNAIO 2002 - BOCA CHICA e LAS TERRENAS

Dopo essere stato alcune volte in Repubblica Dominicana questa volta io ed il mio compagno di mille avventure Vandi, abbiamo deciso di recarci a Cuba.

Pensavamo che il luogo potesse essere molto simile in tutto e per tutto a Boca Chica, in più Vandi aveva rimediato un contatto. Periodo della vacanza febbraio e durata 22 giorni. Prima di prenotare i biglietti, però, io avevo insistito molto per farci almeno due o tre giorni in Dominicana e Vandi aveva accettato di buon grado.

Per fortuna che ho avuto questa intuizione perchè la nostra permanenza cubana è stata un vero disastro e non vedavamo l'ora di scappare. Avendo già il biglietto da L'Avana a Santo Domingo, non abbiamo avuto difficoltà a cambiare data di partenza.
Per chi fosse interessato a sapere come ci è andata a Cuba,
ora può entrare nell'apposita pagina speciale di questo sito
denominata " Cuba pagina speciale " mentre prima poteva  leggere solamente
il resoconto all'interno del primordiale
blog dedicato a tutti i miei viaggi fatti in altri Paesi : santodomingostaff.blogspot.it
lasciato a se stesso da svariati anni.

Quindi, questa volta, la partenza è dall'aeroporto internazionale di L'Avana. Il viaggio, con la compagnia aerea cubana, è durato due ore e per tutto il tragitto ci siamo divertiti a guardare due preti che erano terrorizzati dal volo.

Verso le 10:00 della mattina siamo atterrati e in pochi minuti abbiamo recuperato le valige e siamo usciti. Come sempre siamo stati "aggrediti" da faccendieri di vario genere che ci proponevano alberghi ma noi avevamo già la nostra meta. Infatti, avevamo un paio di giorni prenotati al residence "Los Pinos" quindi senza perdere tempo, ci dirigiamo verso un taxi. Io gli mostro il biglietto del residence e luicomincia a dire che non lo conosce, che non esiste e che sa lui dove si può trovare un buon albergo. Io, mi incazzo subito perchè so come funziona e gli dico che non ci interessava niente altro che andare dove avevamo detto. Il taxista continua a provarci ribattendo che non sapeva la strada. A questo punto io gli dico che avrei provveduto ad indicargliela e se non gli fosse andata bene questa soluzione, avremmo preso un altro taxi. Lui capisce che stava tirando troppo la corda e fa come gli dico.

Arrivati andiamo a cercare Luciano, il gestore. Gli facciamo capire chi siamo e gli raccontiamo in breve il perchè del nostro arrivo anticipato. Lui, ci diced che, però, attualmente aveva tutto occupato e ci propone una soluzione alternativa: andare nel residence di suo figlio che si trovava poco lontano.

Noi accettiamo senza problemi e ci facciamo condurre nel luogo da lui suggerito.

Il posto ci piace e decidiamo di fermarci prendendo una sola camera per tutti e due, doccia veloce per rinfrescarci anche perchè quì al contrario di Cuba era un gran caldo e giù in spiaggia al "Gabbiano".
Ci facciamo dare due sdrai e cominciamo a guardarci in torno. Dopo pochi minuti ecco i primi personaggi conosciuti: Jennifer detta anche "Occhio di Lince" e Jocasta in compagnia di Jessica un'altra ragazza che non conoscevo.

Jo, mi chiede dove ero alloggiato e quando le spiego, mi dice che lei stava nella camera a fianco. Prendo atto della notizia che sarebbe anche potuta rivelarsi interessante e mi rimetto a prendere il sole.

Tornati al residence, facciamo un pò di conoscenza con il padrone e gli ospiti. Degni di nota sono Alen di Bergamo, Gino di Fano, e Il Forlivese un personaggio veramente assurdo. Con questi ultimi due ci troveremo spesso ad uscire.
Il gestore, che ha una parlantina niente male, ci spiega perchè Jocasta e Jessica erano alloggiate lì: in pratica c'erano due tipi che avevano la camera al Jaragua in capitale e tenevano "parcheggiate" loro due a Boca Chica.

Con Gino e il Forlivese ci si diverte di brutto anche perchè quest'ultimo era un vero numero.

Le uscite ch faremo saranno due: una a Catalina ed un'altra a Las Terrenas in entrambe l'organizzatrice sarà Alessandra, una ragazza italiana ma residente in zona.
Anche se ci ero già stato, a Catalina ci torno molto volentieri e faccio bene non solo per la bellezza del posto ma anche perchè la compagnia era eccellente. Fra le altre persone, saranno con noi due ragazzi baresi veramente spassosi e Jennifer sempre in caccia. Verso le 17:30 siamo nuovamente al residence e, dopo la doccia, propongo a Vandi un giochino: bussiamo alla parete delle due ragazze e vediamo che succede.

Bussiamo e ci rispondono una, due, tre volte poi sembra che si siano stancate. Dopo qualche minuto, però, si presentano in camera nostra e si siedono sui letti: Jocasta vicino a Vandi e Jessica da me. Rapidamente la cosa si evolve e Jessica ed io rimaniamo soli mentre gli altri due si spostano nella camera a fianco. Il resto resta all'immaginazione.

Nei giorni a seguire, sempre con Alessandra, si farà anche un'uscita notturna in capitale poi si decide per Las Terrenas.
Riusciamo a ritrovarci in un gruppetto molto ben assortito composto da una decina di individui. Si parte subito male perchè Alessandra viene a prenderci con quasi un'ora di ritardo. Appena vediamo il pulmino capiamo subito che ci avevano detto una stronzata: si trattava di un mezzo fatiscente e, soprattutto per il mio povero ginocchio, molto piccolo ( al contrario delle promesse ). Di seguito, poi, scopriremo anche che risulta essere sprovvisto
di aria condizionata.

Comunque si parte.

Dallo "start" all'arrivo, buchiamo ben tre volte. Vandi da spettacolo lanciando madonne di ogni tipo. La prima ruota di scorta era impresentabile ed è anche per quello che
buchiamo più volte.

Il meccanico la ripara inserendo al suo interno un pezzo di legno: roba da matti.

Uno dei passeggeri non stava bene ed, ogni tanto, sbocca al volo dal finestrino: sicuramente stava peggio di me.
All'arrivo, veniamo smollatI sulla spiaggia di Las Terrenas: molto, molto bella ma assolutamente deserta. Poi, tanto per continuare sulla cattiva strada, comincia a piovere.

La sera, si va a mangiare in un ristorante tipico dove scopriamo, a nostro malgrado, che le bibite non sono comprese.

La sera, preferisco non uscire anche perchè sono abbastanza incazzato.

Il giorno dopo colazione poi partenza verso un piccolo villaggio dal quale, a dorso di somaro ci si avvierà verso le cascate del Limon.

Il percorso è molto difficoltoso e io scopro ben presto che non aver indossato le scarpe è stato un errore. Durante la strada, uno dei ragazzi viene disarcionato dal somaro.

Arrivati, dobbiamo fare a piedi l'ultimo pezzo e io spacxco una ciabatta e mi ribalto nel fango diverse volte.

Si passa lì un pò di tempo poi si ritorna alla partenza ed, ancora una volta ci vengono chiesti soldi da dare come propina al ragazzino che ci aveva accompagnato: non fanno altro che chiedere ma non doveva essere tutto compreso ?

Vistao che a causa delle forature abbiamo perso una valanga di tempo, non riusciamo ad andare a Samanà quindi niente balene. Cazzarola !...

Il viaggio di ritorno risulta essere sempre complicato e, oltretutto, buchiamo ancora.
Vista l'agghiacciante esperienza, decidiamo che, a parte un'uscita notturna in capitale, sarebbe stato meglio rimanere a Boca Chica a goderci il sole.
Assolutamente da segnalare ciò che è successo al Forlivese: per non spendere 70 pesos di taxi ( da dividere in tre ), lui e altri due fenomeni decidono di andare di notte alla discoteca Mundo Center.

Cosa c'è di strano ? In fondo in discoteca si va di notte.

Lo strano, anzi l'assurdo è che i tre si sono sobbarcati 3 Km a piedi sull'autopista Las America completamente buia e il nostro amico si è beccato delle bastonate da alcuni mal intenzionati....
Senza parole...

DICEMBRE 2003 - GENNAIO 2004: BOCA CHICA

Questo viaggio è stato decisamente una gran bella esperienza. Nel tempo trascorso a Boca Chica, ho conosciuto persone che ancora oggi continuo a sentire con molto piacere.

Si parte poco prima di Natale e, per la prima volta, mio compagno di viaggio sarà Loris in arte "Bomber". All'aeroporto di Bologna, luogo di partenza, ci accompagna il cognato del "mio socio". Come mi accade sempre, sono in grande trepidazione e conto i minuti che mi separano all'arrivo. A Madrid, luogo dove abbiamo cambiato aereo, prima di imbarcarci nuovamente mi chiamano e, ancora oggi non ho capito che cosa volessero.
Il viaggio mi sembrava interminabile.

A destinazione, ci aspettavano la fidanzata di Loris e sua sorella; prendiamo tutti e quattro il taxi e ci rechiamo al residence ( e, visto che il proprietario non se lo merita, non pubblicherò il nome della struttura ). Suoniamo e il gestore ci apre. Seduti al tavolo sito sotto il porticato, c'erano personaggi veramente validi che in seguito avrò modo di conoscere. Loris si infila nella sua camera con la fidanzata e io nella mia rigorosamente solo non cagando minimamente la sorella. Fatta una bella e rinfrescante doccia, esco e comincio a conoscere "gli inquilini".

Alessio si dimostra da subito persona molto cordiale e, al dilà di quelle che possono essere le apparenze iniziali, molto da "baracca".

Luigi, in arte "Galliani" è un milanese molto simpatico così come il bergamasco Vincenzo
( anche se in principio non ci prendavamo troppo ).
Altri personaggi da segnalare sono Bruno Negro e Lorenzo detto "Il Lampada" per il fatto che si presentava al mare la mattina presto e non si muoveva più fino almeno alle 18:00.
Quello con cui legherò di più sarà Alessio.
Un giorno, in spiaggia, mi volto e scorgo un figuro conosciuto: si trattava di Marco Pozzi detto "Webber" mio ex compagno di classe che, finita la scuola, non avevo più incontrato. Con lui ci sono Nicola, Lallo, Spimi e Torre e con tutti legherò molto.
Alloggiavano all'Ambasciata di Romagna.
E' difficile ricordare una giornata in particolare, ogni volta c'era da ridere. Partita questa prima parte di amici, ne conosco altri in particolare due ragazzi di Terni.
Poi arriverà da Rimini Andrea il faentino.

Una mattina mi telefona mia mamma dicendomi che Roby ( detto l'Australiano ) aveva telefonato perchè era in aeroporto. Io, sapendo che lui si trovava a Miami, immaginavo che fosse all'aeroporto di quella città. Pochi minuti dopo è lui che mi chiama e mi dice di essere a Las Americas: cavolo ma non poteva avvertire un pò prima ? Io lascio la spiaggia e gli spiego come arrivare a Boca Chica. Ci diamo un punto di ritrovo e dopo una ventina di minuti lo vedo in mezzo alla strada seduto sulla sua valigia che mi aspettava. Gli trovo una sistemazione poi di nuovo in spiaggia.
Lui è veramente assurdo, di giorno spariva per ore e ricompariva verso le 17:00; un vero soggetto da sbarco.
Quando, poi, anche lui e il Faentino partiranno, avrò nuovamente modo di conoscere altre persone e la mia vacanza finirà nel migliore dei modi.

OTTOBRE 2004: BOCA CHICA

Questa vacanza, è stata breve ( 9 giorni ) ma intensa. Dopo la stagione estiva, ho deciso di muovermi in ottobre. In viaggio con me, questa volta, viene Filippo Paci in arte "Latin Lover" mio ex compagno di classe in 4^ e 5^ superiore. La decisione di muoverci assieme è venuta in modo del tutto casuale.

Lui, infatti, faceva il cuoco in un albergo sotto il quale io parcheggiavo sempre per fare una consegna. La finestra della sua cucina si trovava proprio sopra di me e, così, un giorno mentre guardava fuori mi ha visto e ci siamo scambiati due parole. Questo, succedeva tutte le volte che io mi trovavo lì e fra un saluto e l'altro io gli dissi che in ottobre sarei andato a Santo Domingo. Lui è parso subito molto interessato alla cosa e ci siamo dati appuntamento per vederci e parlarne con calma. dopo pochi giorni ci si vede: io gli dico le mie intenzioni e Latin Lover mi fa presente che in quel periodo non avrebbe lavorato e, visto che l'anno precedente era stato in un villaggio turistico a La Romana senza praticamente vedere nulla, con me ci sarebbe venuto molto volentieri. Gli dico il costo del biglietto e gli do il termine per consegnare i soldi. Quando ricevo la telefonata dell'agenzia viaggi che mi diceva di saldare entro due giorni, lo comunico al mio amico il quale non ci pensa su e mi da i contanti per il volo. Da questo momento ho un nuovo socio per il viaggio e, ad oggi, devo dire che è stato probabilmente il migliore sotto svariati punti di vista.

Durante tutto il viaggio, mi fa domande di vario genere alle quali rispondo molto volentieri perchè quando posso parlare del "mio Paese" sono sempre felice.

All'arrivo si prende un taxi che ci porta nel solito residence. Doccia veloce poi ci beviamo cinque sei birre a testa prima di uscire con il proprietario che ci porta in un luogo particolare dove, diciamo, è possibile rilassarsi.

Quì ci divertiamo di brutto e continuiamo a bere e a fare cazzate poi, verso le 22:00, ci dirigiamo verso il residence.

Per la strada, dal buio, sento chiamarmi per nome e all'inizio non vedo nessuno. Mi si avvicina un moto concho ma io continuavo a non riconoscere chi c'era dietro che mi stava salutando. Quando il motore si ferma praticamente sopra i miei piedi vedo Lauretta, una ragazza conosciuta a gennaio che, essendo nera come il buio all'inizio non ero riuscito a riconoscere. La sradico dalla sella e le dico che lei questa notte non sarebbe andata a casa...per lo meno non subito e la porto con noi tre. Ci si ferma ancora fuori sotto il porticato a parlare e a bere birra poi tutti a nanna o per meglio dire ognuno in camera sua.
La vacanza prosegue via molto bene fra giornate al mare e serate in compagnia del gestore che ci allietava con le sue innumerevoli storie. Di giorno, spesso si concludeva in piscina ad ascoltare musica e bere birra.
La notte, sinceramente, ne Latin Lover ne io avevamo necessità di uscire: ci si organizzava durante il giorno.
Ancora oggi, questa vacanza la ricordo con grande piacere per l'eccellente compagnia del "mio socio" che si è rivelato un compagno di viaggio eccellente e per gli innumerevoli momenti spensierati concentrati in così pochi giorni.

DICEMBRE 2004 - GENNAIO 2005: BOCA CHICA

Questa vacanza è stata proprio bella.
Intanto è stato il viaggio in cui sono partito con il gruppo più numeroso. Infatti, eravamo ben in 8 sette ragazzi Loris, Lallo, Weber, Spimi, Nicola, Torre ed io e Cecilia. Ci siamo mossi il sabato prima di Natale da due punti differenti: Loris ed io da Rimini mentre gli altri da Riccione. Anche se l'aeroporto di partenza era Bologna, come mi capita sempre quando devo viaggiare, io ho sempre fretta di essere in aeroporto quindi io e il mio "socio" ci siamo mossi abbastanza in anticipo sotto le mie pressioni. Gentilmente, suo cognato ci ha accompagnato. Gli altri, sono arrivati alcune ore dopo. Cominciamo subito a rompere le scatole a Spimi che ha un pò paura dell'aereo... consegnamo i bagagli, facciamo vedere il passaporto e passiamo in quella che io chiamo "zona di non ritorno" ossia dove solo chi è in partenza può accedere. Ci imbarchiamo alla volta di Madrid che sarà il nostro primo scalo. Fortunatamente, riesco a dormire quindi il viaggio mi passa decisamente bene. Arrivati, io ho decisamente fretta di uscire ma in capitale c'è sempre un gran casino. Fortunatamente, mi ero premunito comprando ad ottobre una carta turistica in più e questa azstuta mossa, mi ha fatto risparmiare ben un'ora di fila. Me ne sono altamente fregato di aspettare gli altri e mi sono recato fuori dall'aeroporto dove ci aspettava il taxista. Gli ho detto di continuare ad aspettare che io sarei andato a Boca chica con un'altra macchina. Ero in trepidazione, già sapevo cosa mi aspettava o meglio chi al residence. Infatti, in questo periodo le camere erano sempre occupate dalle stesse persone: Alessio, Galliani, Vincenzo, Giorgio ( un residente ), Bruno Negro e Lorenzo detto "Il Lampada" al quale avevo trovato io l'alloggio. I miei compagni di viaggio, invece, sarebbero tutti andati a dormire in altre strutture: i riccionesi da Valerio mentre Loris a casa dei parenti di Mailo ad Andres.
Appena il taxi che mi trasportava si ferma fuori dalla porta, questa si apre di scatto e compare Alessio che mi accentua subito chiamandomi...bè vi dico solo che il taxista mi ha guardato malissimo e chi è stato in Repubblica Dominicana può tranquillamente immaginare cosa mi avesse detto. Entro dentro, saluto tutti e comincio a spogliarmi nel giardino incurante di chiunque ci fosse: ero a casa finalmente. Due parole con il gestore, saluti di rito poi sotto la doccia, ne avevo proprio bisogno. Quando esco, bello rinfrescato arrivano anche gli altri. Subito mi metto a parlare con la persona con la quale avevo più feeling cioè Alessio. In pochi minuti decidiamo che è meglio discutere davanti ad una birra quindi usciamo. Facciamo solo qualche metro perchè lì vicino c'era un piccolo barrettino gestito da due dominicane quindi ci sediamo lì e cominciamo a bere. Poco dopo arriva anche Vincenzo con Alessandro un ragazzo simpatico che però ancora non conoscevo. I due, dopo una birretta, ci lasciano e rientrano mentre Alessio ed io restiamo lì. Noto subito la presenza di almeno tre ragazze che stavano ascoltando musica, una fa per avvicinarsi ma vedo che si allontana immediatamente. Alessio mi fa notare che la padrona le aveva fatto segno di non disturbare perchè se avessimo voluto saremmo stati noi a chiamarle. Fra la birra e la stanchezza io mi sento un pò cotto ma non avevo nessuna voglia di andare a dormire da solo. Visto che ancora non sapevo lo spagnolo e che non avevo nessuna voglia di cimentarmi in alcun tipo di approccio, do incarico ad Alessio di inviarmi "compagnia" e rientro. Dopo dieci minuti, non mi ritrovo più solo.
La mattina dopo, causa fuso orario non ancora smaltito, mi sverglio abbastanza presto e trovo Alessio già sveglio. Nel giro di una mezz'ora si alzano anche Galliani, Vincenzo e Alessandro. Galliani, come al suo solito, tira fuori pane e salame e si mette a fare colazione. Io, sinceramente, volevo fare colazione in un'altro modo quindi aspetto che lui finisca poi tutti in sieme andiamo in spiaggia. Punto di ritrovo il Verde Luna, ristorante gestito da Marco e sua moglie. Io mi faccio un'ottima colazione all'americana con uova, pancetta, pane, marmellata di ananas, spremuta di arancia e cappuccino. Mentre gli altri si fanno dare i lettini, io consumo con calma la mia colazione e scambio quattro chiacchere con Alessio che, essendo arrivato qualche giorno prima di me, mi illustra la situazione.
Poco dopo arriva il Lampada che, come sempre, si mette al sole e non si muove più, come in uno stato....comatoso. Dei riccionesi ancora nessuna traccia. Prima di stendermi al sole, vado a fare una passeggiata con Alessio per verificare la situazione e, dopo pochi passi, mi si fa incontro una vecchia conoscenza: Jocasta. Come prima cosa mi chiede se le avevo portato un regalo e io, che non avevo alcuna voglia di storie, le faccio presente che da più di un anno doveva restituirmi 100 dollari: in questo modo, sapendo in partenza che non li avrei più avuti, mi libero della sua presenza da subito. La voglia di camminare non è molta, così torniamo alla "base" e ci rilassiamo. Dopo un pò arrivano i riccionesi.
Noi, essendo un gruppo numeroso, praticamente occupavamo tutta la zona del Verde Luna. Diciamo che la giornata tipo fino alla sera era sempre la medesima perchè in tutti noi c'era soprattutto voglia di rilassarsi. Rispetto all'anno prima Galliani, oltre ad avere i capelli, beveva di brutto. Vincenzo e Alessandro avevano le loro tipe fisse e facevano vita da coppia, il Lampada vegetava, Bruno Negro "puntava", i riccionesi erano sempre "in caccia" e Alessio ed io controllavamo la situazione ben sapendo che non c'era alcun motivo di agitarsi come, ad esempio, Spimi che faceva sempre figure obrobriose perchè se Maometto non va alla montagna...dai, ci siamo capiti.
Nel giro di un paio di giorni arrivano altri due personaggi storici: Jorg e il Romano e il gruppo aumenta. Il cambio molto favorevole, ci permetteva veramente di fare una vita alla grande e non ci si faceva mancare proprio nulla.
Degno di nota un ragazzo di Roma: lui arrivava tutte le mattine dalle 08:45 alle 09:00, non prima e non dopo, si stendeva al sole e si faceva portare un filetto o un pollo alla plancia con una bottiglia di Rum Barcelò. Nel frattempo, arrivava un suo amico e lui fermava un gruppo di musicisti per farli suonare una buona mezz'ora. Intanto, si era bella che scolato la bottiglia di rum e ogni 15, 20 minuti ordinava un "traco" ossia un bicchiere di rum...e così tutti i giorni per un mese. Le vecchie conoscenze, si fanno vedere uno ad uno e provano sempre ad avere dei vantaggi dalla nostra presenza. Di Loris nessuna traccia. Ogni giorno erano cazzate su cazzate e ci si divertiva di brutto. La sera, dopo un aperitivo tornado a casa, ne io ne Alessio uscivamo...spessissimo stavamo fino a tarda notte a parlare con il gestore che quando cominciava a bere era incontenibile. Poi, comunque, se fossimo stati interessati ad avere compagnia....adesso i cellulari funzionano bene...capito no.
Rispetto al passato, il gestore mi sembra nettamente peggiorato, beve di brutto e poi si scatena con chi ha in torno. Si arriva, così, al 31 dicembre.
Ci si prepara per il doppio capodanno: quello italiano e quello locale. Dal primo pomeriggio il padrone di casa era già bella che andato e quando arriva il momento della mezzanotte italiana ubriaco come un serpente va a prendere dei razzi che chi sa dove aveva comprato. Esce fuori e ne spara un paio ma uno gli scoppia vicino e per poco non ci rimane. Sua moglie si incazza come una iena e gli tira una bottiglia. Lui comincia ad insultare lei e tutte le dominicane presenti poi cotto di brutto viene trascinato a letto.
Sua moglie, disperata mi chiede aiuto per portare avanti la cena che ancora doveva cominciare, Vince e Alessandro sono intenti a consolare le loro amiche e, come se non bastasse, arriva da Venezia Oliviero che io accolgo facendo gli onori di casa in assenza di chi in realtà dovrebbe farli.
La cena prosegue senza intoppi e tutti danno una mano di modo che non si registrino problemi. Poco prima di mezzanotte arrivano Lallo, Spimi e Torre in buona compagnia per fare gli auguri ma ormai gli altri erano già spariti tutti: ero rimasto solo io che stavo in attesa.
Le giornate proseguono tutte sulla stessa falsa riga ma c'è un episodio che va assolutamente segnalato. Chi è stato a Boca Chica ha certamente conosciuto Jennifer meglio nota come "occhio di lince". Si tratta di una ragazza che se vuole può anche essere molto gradevole ma se si mette, risulta essere insopportabile. Fatto sta che eravamo in cinque a parlare sulla spiaggia quando arriva lei sempre in caccia. Ci prova con tutti uno per uno fino a quando non si avvicina a Gianni il romano che senza mezzi termini, le fa capire che non deve rompere le scatole ( ma le parole non sono state queste ) ma non lo dice a bassa voce, lo urla provocando l'ilarità generale. Lei, lacrime di coccodrillo, scoppia a piangere e scappa velocemente verso l'interno del ristorante. Alessio, Vincenzo ed io ci guardiamo consci del fatto che qualche cosa sarebbe potuto succedere. Quando la vediamo tornare, notiamo subito che teneva una mano nascosta e si avvicina a Gianni. Lui non aveva ancora capito cosa stava succedendo ma Vince e io si ed in pochi secondi mentre io le bloccavo il braccio, lui provvedeva a costringerla ad aprire la mano nella quale teneva un coltello. Come ho già detto, le dominicane sono molto istintive.
Le giornate si susseguono in maniera piacevole e, piano piano, partono tutti: Alessio, Vincenzo, Galliani ecc... .
A due settimane dal rientro, arriva anche Gugnelli: erano anni che gli proponevo questa meta per le sue vacanze.
Ci siamo divertiti parecchio e lui è rimasto soddisfatto. Facevamo sempre gruppo fisso lui, io, un milanese di nome Stefano e la ragazza che, dopo qualche mese, sarebbe
diventata mia moglie.
Si girovagava sempre fra spiaggia e centro della città. Un giorno, Carlos Putingo il bagnino mi ha portato a fare un giro all'interno del quartiere popolare Andres: con uno del posto problemi non ce ne sono da soli è meglio evitare.
Un'altra volta, sempre noi quattro ci siamo ubriacati come alci in spiaggia: io e la ragazza eravamo inaffrontabili e, mi hanno detto, abbiamo dato spettacolo. Il giorno dopo, ancora intontoliti, ci siamo scusati con Marco del ristorante.
La vacnza volge al termine: questo viaggi, sarà, per il motivo già spiegato in precedenza, molto importante per me.

FEBBRAIO 2007: SOSUA

Erano alcuni anni che volevo ritornare in Repubblica Dominicana.
Non è che dall'ultima volta ad oggi io non abbia viaggiato, anzi tutto il contrario. Mi sono recato in Brasile a Natal, Porto Seguro, Rio De Janeiro e Fortaleza ( in rigoroso ordine ) ma in nessuno di questi luoghi mi sono sentito come in Dominicana. Per questo, ne ho parlato con quello che è stato mio compagno di avventure per diversi viaggi: Vandi Renè.
Gli ho spiegato le mie intenzioni e, sapendo che lui è restio a ritornare più volte nello stesso posto ( per lui tre parentesi a Boca Chica ), gli ho proposto il nord dell'isola: la zona di Puerto Plata dove nessuno dei due era mai stato ( in realtà, io ho fatto una toccata e fuga nel dicembre 2000 ma praticamente non ho visto nulla ). Lui è sembrato da subito interessato e disponibile ed io, che fremevo, mi sono immediatamente adoperato per cercare il volo. Fortunatamente, la compagnia aerea Luftansa forniva partenza da Bologna ( a noi comoda ) con un unico seguente scalo a Francoforte. Il prezzo che mi era stato proposto per il biglietto aereo mi sembrava accettabile così abbiamo provveduto a comprarli e a prenotare il posto nel parcheggio vicino all'aeroporto Marconi.

Ci muoviamo abbastanza presto perchè io, per le partenze, non voglio mai rischiare di arrivare tardi. Arrivati a Francoforte cerchiamo qualche cosa da mangiare: passiamo davanti ad un tipo che vendeva strane cibarie e facciamo un commento ad alta voce convinti che nessuno avrebbe capito. Ci sbagliavamo di netto perchè vicino a noi c'era un ragazzo che si è messo subito a ridere. Facciamo conoscenza con lui: scopriamo che si chiama Francesco, è romano e anche lui andava a Puerto Plata ma per trasferirsi. Capiamo da subito che il personaggio è sicuramente da "mille e una notte". Ci scambiamo immediatamente i numeri ( lui ne possedeva già uno dominicano ) e cominciamo a parlare. Vandi ed io ci convinciamo sempre più che poter passare la vacanza con Francesco sarebbe stato un bel colpo.
Ci imbarchiamo. Francesco non è seduto vicino a noi ma più di una volta si alzerà per venire a fare quattro chiacchere.

All'eroporto di Puerto Plata, ci salta subito agli occhi il comportamento differente della gente rispetto a Santo Domingo: molto più composto e tranquillo. Fuori, ci aspetta Lorenzo, proprietario di un residence a Sosua che avevamo prenotato e che mi era stato suggerito da Alessio.
Ci sistemiamo, doccia poi scendiamo per chiedere delucidazioni sul luogo: Lorenzo non si mostra molto loquace, forse perchè stanco, ci da indicazioni per raggiungere il fulcro della città ma un pò perchè non avevamo una minima idea di dove andare, un pò per il buio, un pò per la stanchezza ci fermiamo a mangiare nel primo ristorante che incontriamo
poi andiamo a riposarci.
Causa fuso orario, il giorno dopo ci alziamo presto e scendiamo a fare colazione. Poi, andiamo a cambiare i soldi poco lontano e ci dirigiamo verso la spiaggia. L'impressione avuta al nostro arrivo viene confermata: la gente è più composta rispetto al sud. Dopo aver sbagliato strada un paio di volte, arriviamo all'ingresso della spiaggia raggiungibile dopo aver disceso cinque / sei gradini. Il mare ci sembra da subito molto bello e notiamo che la struttura generale è diversa rispetto a Boca Chica.
Ma cominciamo dall'inizio.
La lunghezza della spiaggia è di circa un chilometro ma è poco profonda. Noi la percorriamo tutta e vediamo che ci sono molti negozietti, bar e ristorantini tutti numerati. Decidiamo che ci saremmo seduto nel posto che ci avrebbe ispirato di più. Alla fine del percorso dopo due parole capiamo che avevamo avuto la stessa idea riguardo al posto ove fermarci e torniamo in dietro. Una ragazza dominicana ci fa accomodare e ci chiede cosa volevamo da bere. Ci guardiamo in faccia e ci mettiamo poco a capire che la tipa poteva interessare ad entrambi: a questo punto cominciava una sorta di competizione. Vandi parte benino ma la mia padronanza della lingua mi fa immediatamente passare in netto vantaggio tanto che lui capisce subito come sarebbe andata a finire: fra chiacchere, risate, birre e quant'altro, decidiamo di chiamare Francesco che ci risponde e ci dice che sarebbe venuto a trovarci: era fatta, sarebbe stato dei nostri per tutto il periodo che si preannunciava decisamente interessante. La tipa, Lary, ci dice essere di Cabarete e ci spiega che i suoi datori di lavoro erano danesi. Noi continuamo a bere e a "fare gli americani" poi arriva Francesco con la moglie. Verso le 18:00 decidiamo di rientrare: Lary ( ma io in realta il nome non lo avevo capito e me lo dirà la notte Vandi ) mi fa capire che sarebbe venuta a trovarmi, le dico di terminare il lavoro e che l'avrei aspettata. Poi paghiamo e vediamo un conto decisamente alto così pensiamo subito che l'indomani avremmo cercato un altro posto per "accamparci". Si rientra in camera, doccia poi dopo un pò Lary si presenta. Parliamo un pò ma era dalla mattina che si parlava così anche lei conviene con me che sarebbe stato
il caso di passare ad altro.
Per la cena scendiamo e decidiamo di fermarci al residence dove la sera si poteva mangiare. Il cuoco era Wiliam, un dominicano che parlava perfettamente la nostra lingua e faceva da mangiare veramente bene. Poi usciamo e, questa volta, andiamo nel fulcro notturno di Sosua. Entriamo in una sorta di disco pub e ci sediamo. Ordiniamo da bere e cominciamo a guardarci intorno. Francesco, questa sera, non avrebbe potuto raggiungerci.
Io, addocchi da lontano una ragazza molto carina e la chiamo: Vandi si complimenta immediatamente per il bel colpo. Continuiamo a bere poi, tutti e tre, ci spostiamo di sopra in discoteca dove riprendiamo a bere. ad un certo punto la tipina dice di voler andare da sua sorella. Vandi ed io rimaniamo sbigottiti e dopo un po scendiamo e mentre tornimo a casa la vediamo con altre due ragazze in disparte a parlare. La situazione ci ha lasciato spiazzati.
Il giorno dopo ripartiamo per la spiaggia e cambiamo postazione: nostro argomento di discussione la sera precedente. Francesco mi chiama e dice che avrebbe cenato con noi poi sarebbe venuto a fare un giro per la Sosua by night. Durante la giornata, la ragazza della sera precedente passa e si ferma a salutarmi aumentando ancora di più la mia estrema curiosità. A cena raccontiamo anche a lui del fatto: ci dice che se avessimo rivisto la tipa ci avrebbe pensato lui. La serata si preannunciava interessante ma soprattutto molto divertente anche perchè lui era senza la sua futura moglie. Ritorniamo nello stesso posto della sera precedente ma cambiamo postazione. Francesco comincia ad ordinare da bere e a dare spettacolo. Poi, ad un certo punto Vandi mi fa notare la presenza della tipa. Visto il nostro parlottare, Francesco si informa su che cosa stesse succedendo e quando capisce la situazione mi chiede il nome di lei. Io, chiaramente, non me lo ricordavo ma per questo c'era Vandi. Appena saputo come si chiamava, Francesco urla il suo nome.
La tipa si avvicina e, rispetto al primo approccio, la situazione risulta essere completamente diversa. Francesco, visto il mio fare da "lumacone" comincia ad intonare ad alta voce la canzone di Gino Paoli che dice " Che cosa c'è ? C'è che mi sono innamorato di te..." seguito da me e da Vandi tutto sotto lo sguardo attonito della ragazza e di tutto il locale.
Comunque, lei si fermerà con me tutta la vacanza mentre Vandi sarà più "attivo".
Si va spesso in spiaggia; a Puerto Plata si visita il quartiere haitiano e si farà anche una cappatina a Cabarete.
Francesco, poi, ci porterà a Navarrete, città di origine della sua fidanzata.
Cavolo se si sta bene... la Repubblica Dominicana mi mancava veramente molto.
La vacanza prosegue senza particolari sussulti nella rilassatezza più totale e completa alla faccia di chi ci vuol male !!!

OTTOBRE 2007: SOSUA

Come avevo immaginato, il ritornare in Repubblica Dominicana mi ha messo difronte ad un fatto: da ora in poi per me non esisterà più nessun altra meta.
Compagno di viaggio, questa volta, Mattia.
Fino all'ultimo momento, pensavo che avrei dovuto viaggiare da solo. Un sabato mattina mi sono presentato in agenzia e mi hanno detto che avrei dovuto confermare entro la mattinata. Corro a casa a prendere la "caparra" quando mi ricordo che Mattia, che era già stato con me in vacanza a Natal, qualche tempo fà mi aveva detto di essere interessato ad effettuare un viaggio in questa zona. Dopo averlo tirato giù dal letto, gli ho presentato la situazione e lui, senza pensarci troppo, è venuto con me a prenotare.

Sabato 13 ottobre, quindi, abbiamo cominciato il nostro viaggio. Partenza alle 02:30 con la sua geep fino al parcheggio di Bologna poi da quì un primo scalo a Monaco di Baviera e dalla città bavarese una tirata di 10 ore fino al "Luperon" di Puerto Plata. L'aereo Lufthansa, faceva abbastanza cagare in quanto molto stretto e quindi scomodo a bestia per due animali come noi. Volo in orario e arrivo alle 16:00 circa locali. Fuori dall'aeroporto ci attendeva Lorenzo.

Dopo l'assegnazione delle camere, andiamo a fare un breve giro che utilizzerò per spiegare a Mattia come funziona Sosua. Lo capirà, comunque abbastanza in fretta perchè appena ci sediamo al Merengue, si avvicina a lui una tipa che, devo dire la verità, faceva proprio cagare.

L'Avvocato Francesco, informato del mio arrivo, non si è fatto attendere e la sera stessa si è presentato con sua moglie al residence.

La prima notte ci siamo recati a fare una ronda nella Sosua by night e, mentre Mattia e l'Avvocato si abbeveravano come elefanti, io ho incontrato un'amica conosciuta a febbraio. Il resto della vacanza, poi lo avrei passato con lei.
Questa volta, mi sono veramente rilassato. Mattia dormiva molto di giorno e viveva più la notte mentre io facevo più o meno il contrario quindi ci si beccava anche poco.

Mi alzavo dal letto minimo alle 14:00 ( ma Mattia anche molto più tardi ) poi me ne andavo in piscina oppure a fare un giretto. In spiaggia siamo andati pochissimo tanto che dal nostro colore della pelle, non sembrava nemmeno che fossimo stati ai Caraibi. Una mattina, mentre Mattia dormiva di brutto ancora sotto l'effetto della birra, sono andato a Puerto Plata sul teleferico. L'Avvocato si è rifiutato di venirci perchè, a sentire lui, "per la legge dei grandi numeri prima o poi doveva cadere".

Fortunatamente l'assurdo presagio non si è avverato e devo dire che mi è anche piaciuto.
Il panorama è eccezionale e, anche se non è grande come quella di Rio de Janeiro, la statua del Cristo è interessante.
Comunque si va a far visita al museo dell'ambra e alla fabbrica del Brugal.
Diciamo che cose particolari da segnalare in questo viaggio non ce ne sono a parte la conoscenza di due bizzarri tipi della Val d'Aosta (Vittorio e suo cugino) e il mio personale rafforzamento di amicizia con Andrea di Cabarete.

OTTOBRE 2008: SOSUA

Dopo una stagione lavorativa massacrante, è finalmente arrivato il momento delle tanto sospirate ferie. Dal 1999 per me questa parola va associata a "viaggio" e, da un paio di anni "viaggio" si lega con "Puerto Plata". Così, riparto per la quarta volta verso questa meta. Nel sito, non troverete traccia ne della mia terza esperianza in questa località ne di altre tre a Boca Chica. Questo perchè non ritengo questi 4 soggiorni in terra dominicana degni di nota. Ma torinamo a noi. Ancora una volta non trovo un compagno per viaggiare ma io me ne frego e parto da solo. Poi, visto che non sono scaramantico, prenoto il volo per il giorno
venerdì 17 ottobre.

Mi metto in moto alle 23:30 di giovedì e mi dirigo con la fiat 500 (modello vecchio) di mia mamma verso Malpensa. Pur prendendola con calma, alle 04:00 mi trovo fuori dal parcheggio e, dopo aver consegnato la macchina, mi faccio portare all'aeroporto. Sono in netto anticipo e mi tocca aspettare, circondato da anziani che si stavano imbarcando per Lourdes, il momento della partenza. Il primo volo mi porta a Dusseldorf e, dovendo aspettare altre 3 ore per ripartire, mi faccio una colazione a base di cappuccino, wuster, patatine fritte,
panino farcito e fetta di torta.

Il tutto faceva abbastanza cagare. Il tempo scorre lento, comunque arriva il momento di rimettersi in marcia. Fortunatamnete di fianco a me non sedeva nessuno così ho potuto fare un volo abbastanza tranquillo a parte un bambino che ha cagato il cazzo tutto il tempo e che al momento dell'atterraggio a pure sboccato. Dopo molte ore e pure uno scalo a Samanà arrivo a destinazione. Sbarcato, una dominicana cerca di approfittare dei miei servigi per farsi portare il bagaglio ma, appena si distre, le mollo lì la sua roba e mi dirigo verso l'uscita. Quì mi aspettava Lorenzo che mi porta al residence dove mi sistemo e vado a riposarmi.

Alle 04:00 causa fuso, non riesco più a chiudere occhio e verso le 07:00 me ne vado in giardino ad attendere la colazione. Alle 08:00 cominciano a servirla...noto subito che le cameriere sono tutte nuove. L'unico già sveglio otre a me era un ragazzo veneto di nome Massimo che avevo notato al mio arrivo. Lo invito al mio tavolo così facciamo conoscenza.

Scopro che Massimo è sposato da 14 anni con una dominicana e che ha vissuto lì per 5 anni.

I primi giorni sono stati all'insegna della tranquillità pura, sole in piscina e pasti abbondanti. Poi conosco David e Zeno, due personaggi assolutamente degni di nota. Sono soci in affari ma sembrano essere l'uno l'opposto dell'altro e, probabilmente per questo, si compensano alla grande l'uno con l'altro: il primo più istintivo e guascone, il secondo più riflessivo e saggio.
Passerò con loro qualche giorno fino alla loro partenza per il Venezuela. Con loro, avrei voluto passare molto più tempo perchè mi sono sembrate al primo impatto persone valide con le quali ci si poteva divertire parecchio.

Da ricordare l'unica giornata passata in spiaggia con loro a Sosua e il brevissimo
tour a Puerto Plata.
Il giorno 23 ottobre, conosco Yanira, ragazza molto simpatica che da una svolta alla già mia positiva vacanza.
Con lei andrò per due volte a La Vega, sua città natale, centro importante situato al centro dell'isola e, quindi, senza mare. Quì, scopro che le cose costano molto di meno ad esempio una mattina faccio una colazione con spremuta di arancia e due panini uova e maionese scaldati a 60 pesos (in questo periodo, 100 euro sono 4350 pesos). Con questa ragazza ho passato veramente momenti molto divertenti...altro che quella mummia di Rosmary
(parentesi bella "piena").

Un personaggio degno di nota di questa vacanza è certamente il milanese Stefano. E' venuto in Dominicana per far visita a suo padre che vive quaggiù quindi non alloggiava nel residence. Una mattina, era seduto al banco del bar e io mi trovato poco distante. Abbiamo cominciato a fare due chiacchere e mi ha parlato un pò di lui.
Non vivendo lì, non lo vedevo tutti i giorni...una mattina, era il 24, ci siamo reincontrati ed io gli ho chiesto se avesse visitato qualche cosa. Alla sua risposta negativa, mi sono fatto avanti per fargli vedere un pò di Puerto Plata e lui ha accettato di buon grado. Se solo avessi avuto modo di affrontare il discorso "escursioni" prima, sicuramente con lui avrei potuto andarmene un bel pò in giro. Mangiamo un bel piatto di rigatoni aragoste e gamberi poi, verso le 14:00, andiamo alla fermata dei taxi. Quì conosciamo Silvio che, caso vuole, è il taxista di fiducia di Lorenzo (e da questo momento diventa anche di mia fiducia). Ci accordiamo sul prezzo e partiamo verso...Cabarete per andare a prendere Yanira.
Prima tappa il teleferico.
Sul monte Isabel de Torres l'aria è più fresca e, vista la nebbia, sembra che non sia possibile
godersi il panorama.

All'improvviso, in pochissimi secondi, la nebbia sparisce e ci si spalanca di fronte un panorama bellissimo già conosciuto da me ma nuovo per i miei compagni. Scattiamo qualche foto. Stefano non aveva la macchina fotografica e io gli faccio volentieri qualche scatto. Lui è decisamente entusiasta e dopo essere ritornati ai piedi del monte, ci dirigiamo verso il malecon. Io non avevo avuto ancora modo di farci una passeggiata così scendiamo dalla macchina e cominciamo a guardarci in torno ammirando l'esterno della Fortaleza, il Porto e rilassandoci un pò sulle panchine. Da di quì ci spostiamo nuovamente, questa volta verso la piazza municipale molto carina, ben curata e con una bella chiesa.

Stefano, incurante della funzione che era in corso, entra e ammira l'interno sotto lo sguardo stupito della gente. Poi ci viene fame e andiamo a stuzzicare qualche cosa in un piccolo bar poco lotano. Quì veniamo serviti dalla "donna lupo" denominata da noi così perchè aveva più peli lei di un orso baribal.
La nostra giornata turistica, si conclude entrando dentro la "Cienega", quartiere di Cabarete decisamente da evitare.

La vacanza prosegue molto bene e non ricordo un giorno, e dico uno,
nel quale mi sono annoiato.

Parto triste si ma non troppo perchè a gennaio, e non mancava molto, sarei ritornato.

GENNAIO 2009: SOSUA, CONSTANZA, LA VEGA

Quest'anno, avevo deciso di vedere una parte della Repubblica Dominicana che, per vari motivi, ancora non avevo visitato. La mia curiosità, era dettata dal fatto che me ne parlavano come di un luogo tropicale ma freddo. E' si, perchè quì le temperature, soprattutto la notte, si abbassano notevolmente inquanto ci sono montagne decisamente alte fra le quali il Pico Duarte che è la più alta dello Stato. Per non rischiare di arrivare e non avere il posto per dormire, prenoto via internet. Trovo il nome dell'hotel in cui poi soggiornerò, nella guida alla regione di Constanza. Chi si occupa di questo sito internet, non mi risponde ma, comunque, fra le altre cose sono segnalati diverse possibilità di soggiorno in hotel e cabañas.
Le mie domande, vengono prese in considerazione solo da un paio di strutture ( ma di alcune probabilmente l'indirizzo e-mail non era corretto o, comunque, attivo ). Fra le due opportunità che mi si presentano, scelgo "Alto Cerro" perchè, rispetto all'altra, risultava meno caro e più flessibile nella modalità di pagamento ( invio loro una parte di denaro tramite Western Union mentre l'altro hotel voleva tutto il pagamento anticipato con carta di credito )e, dopo una serie di mie e-mail seguite da una loro puntuale spiegazione, prenoto inviando una caparra.
Arrivo a Sosua la sera del 9 gennaio 2009 e, dopo aver trascorso la prima notte e tutto il secondo giorno nella città balneare ( per riposarmi un pò dal lungo viaggio ), alle 05:00 del 3° giorno parto alla volta di Constanza. Mi porta il fidato taxista Silvio, che però, poi, scoprirò essersi approfittato un pò della situazione ( 6000 pesos sono una cifra troppo alta e, in seguito, ho avuto conferma di questo perchè per il ritorno un'altra persona ne voleva 2000 in meno ). Comunque non mi faccio troppi problemi perchè di taxisti ce ne sono tanti, l'unico a rimetterci è lui perchè in futuro, se ne avrò bisogno, mi rivolgerò ad altri. Il viaggio è lungo e, durante il percorso, noto come il paesaggio cambi mano a mano che ci avviciniamo alla meta. A circa metà strada mangiamo un boccone poi ripartiamo. Arrivati in città, facciamo salire sul taxi una ragazza che, molto cordialmente, ci indica l'hotel. L'impressione è subito buona e mi sembra di aver fatto una buona scelta. Entro, saldo il conto e, mentre aspetto che mi sistemino la camera, salgo in terrazza dove è sito il ristorante per fare colazione.
La giornata è molto limpida e bella e un leggero venticello fresco allieta la mia attesa. Personalmente, ritengo che il clima in questa zona sia il migliore dell'isola. Pago la colazione e capisco che forse è meglio non ripetere l'esperienza visto il prezzo elevato. Rimango colpito dal fatto che il cameriere indossava una papalina perchè, mi ha spiegato, la giornata era fredda. Ma... Sarà... Veniamo accompagnati in camera ( ma, per caso, avete forse pensato anche solo per un istante che fossi andato solo ? ); l'alloggio è molto accogliente, con il suo angolo cottura, bagno, televisione e, udite, udite, il camino per riscaldarsi. Dopo esserci sistemati ed aver fatto una doccia, usciamo per vedere com'è la situazione: il paesaggio è veramente bello, la vallata mi piace molto e, come ripeto, il clima mi aggrada di brutto.
Decidiamo di andare a fare un giro per il paese, alla reception ci dicono di avere alcuni moto conchi di fiducia e noi ce ne facciamo chiamare uno che ci porterà un pò in giro a visitare questa città. Dopo poco, capisco che ho fatto bene a non venire solo: il paese è piccolo e divertimenti...bè quì il turismo è decisamente diverso diciamo per gente che veramente vuole rilassarsi respirando aria buona e, magare, fare un pò di sport. Noto che ci sono moltissime coltivazioni di ogni tipo e mi viene spiegato che questa è una delle risorse principali della zona. Rientrati dal tour, o per meglio dire dalla vuelta, andiamo a fare un pò di spesa nel market situato all'interno dell'hotel infatti, vista la presenza dei fornelli Yanira si propone per cucinare vista anche la non immediata vicinanza al centro della città e gli orari ( oltre ai prezzi ) del ristorante che chiude abbastanza presto.

La mia voglia di conoscere nuovi posti, è tanta, quindi mi reco alla reception per chiedere informazioni su quello che si può visitare avendo Constanza come "campo base". Mi viene suggerito di dare un'occhiata ad un volantino. Dopo un breve sguardo, capisco che è ciò che stavo cercando. Erano, infatti, elencate tutte le possibili escursioni che si potevano effettuare. Ce ne sono diverse è il mio obbiettivo è farne il maggior numero possibile. Dopo una breve discussione con la mia "amica", decido di chiamare al numero di cellulare riportato sul volantino per capire meglio la situazione. Mi risponde Erivan, un ragazzo molto gentile che mi descrive, in breve tutte le posibilità offerte dalla zona. Mi ritengo decisamente soddisfatto e mi immagino di poter visitare senza problemi tutti i posti proposti dall'agenzia per la quale lavora Erivan. Non avevo, però fatto i conti con Yanira che, contro ogni mia più rosea previsione, si è rivelata un pò "spacca palle". Io, comunque, mi ero prefisso di vedere posti nuovi e ciò che questi avevano da offrire e non volevo assolutamente rinunciarci. Comincia, così, una pacata discussione perchè lei non aveva voglia di fare le uscite. Ma come ? Sono più di due mesi che mi organizzo e adesso ? Non vorrai mica stare in camera tutto il giorno con un tempo così bello e con le cose che ci sono da scoprire ? Dai e dai, riesco a convincerla e, come prima escursione decidiamo di farci condurre al Salto di Agua Blanca.
Per arrivarci, il tragitto non sarebbe nemmeno lungo se la strada fosse...una strada ! Per arrivarci, a parte un bravissimo tragitto, si deve percorrere un sentiero di montagna viscido e pieno di buche. Durante il percorso, Erivan risponde a tutte le mie curiosità e racconta alcuni neddoti sulla città di Constanza. Attraversiamo piccoli villaggi di contadini e dopo un bel pò di tempo arriviamo a destinazione. La cascata è proprio bella e mi ritengo soddisfatto, al contrario Yanira si lamentava per il terreno scosceso, l'aria non troppo calda e per il fatto che, oltre alla cascata non c'era altro. Daltronde non so cosa sperava di trovare in mezzo ad un bosco. Rientrati, salutiamo Erivan e ci prepariamo per la cena.

La sera discussione sul fatto che io volevo fare altre uscite e lei no ma niente di chè. Il terzo giorno, lo passiamo in tranquillità anche se, diciamo la verità, io di starmene chiuso a non fare un cazzo, non ne avevo proprio voglia. Dopo varie insistenze, riesco a convincerla ad andare, il giorno successivo alla Piramide. Anche per arrivare quà, il percorso era decisamente complicato e, oltre tutto, c'erano più kilometri da fare. Per me non c'era, comunque, nessun problema. Ci muoviamo verso le 10:00 della mattina e, prima di incamminarci, ci fermiamo al ristoranze Lorenzo's che si trovava in paese, per farci preparare qualche cosa da mangiare lungo il viaggio. Anche questa escursione a me è piaciuta decisamente. La piramide non è certamente come quelle del Cairo ma comunque ha il suo valore come monumento e la sua importanza in quanto rappresenta il centro dell'isola. Si trova in una piana sopra una montagna alta più di 2000 metri; quassù c'è solo gran pace e tranquillità oltre ad una brezzolina decisamente piacevole.
Noto che è in costruzione una specie di piccola struttura per ricevere i turisti che voglino fermarsi a riposare o a mangiare. Poi, osservando meglio, noto una piccola baracca con un ragazzo. Erivan ed io, ci facciamo due chiacchere ( Yanira dopo un paio di foto è voluta tornare in macchina ) e scopriamo che il suo ruolo è quello di vigilare la Piramide e tutta la zona circostante: tutto il giorno e per tutta la settimana lassù, da solo. A fare un lavoro del genere sai quanto tempo hai per pensare... Consumiamo il nostro pranzo seduti sul retro della geep poi ci rimettiamo in marcia per tornare in hotel non prima di esserci fermati a dare uno sguardo al monumento posto quì vicino in onore di Francisco Alberto Caamaño Deñó un rivoluzionario arrivato da Cuba nel 1973 e che proprio nel punto in cui è posto il piccolo ricordo per omaggiarlo, fu fucilato. Durante il rientro, Erivan da un passaggio ad un contadino che aveva terminato di lavorare nei campi. Ci dice che, da queste parti, usa far salire a bordo i lavoratori per riportarli nei pressi della loro casa o vicino al posto di lavoro. Come sempre, all'arrivo, doccia rilassante e un pò di televisione prima di cena: Yanira non aveva nemmeno voglia di andare al ristorante in paese a fare un giretto. Io, stavo cominciando a scocciarmi. La mattina seguente, dopo colazione facciamo una breve passeggiata durante la quale raccogliamo dei mandarini dagli alberi dell'hotel: il sapore è squisito. Poi, chiamiamo Erivan per andare a fare un giretto nel centro.

Rientrati in stanza, ci riposiamo un pò poi prepariamo la cena. Il giorno seguente, saremmo dovuti partire alla volta di La Vega, la città di Yanira. Io, sinceramente, mi sarei fermato ancora un pò perchè c'erano altre cose che mi interessava vedere ma, per non trovare discussioni, accetto di partire la mattina dopo oltre tutto ben presto ( alle 07:00 ) verso casa sua. Chiamo Erivan e mi accordo per l'orario. Sarà lui a condurci alla nostra prossima meta.

Lascio constanza conscio di aver visitato una bellissima località e con l'intento di ritornarci per vedere ciò che non ho visto. Certamente come luogo è l'ideale per una coppia ( ad esempio ) purchè il partner non sia statico ma abbia voglia di muoversi e scoprire le bellezze che questa Valle ha da offrire. Chiaramente, se avessi anche solo immaginato che la mia compagna di viaggio sarebbe stata così "pesante" avrei optato per un'altra soluzione...
mi riferisco alla compagnia.
Comunque, io, sono una persona che da agli altri più di una opportunità per questo motivo quando Yanira mi chiede se avessi voluto visitare La Vega dico subito di si.
Così partiamo ben presto da Constanza e ci dirigiamo verso questa città che, al dilà di tutto mi incuriosiva. E' Erivan a portarci. Casa sua è la dimora tipica di un dominicano che vive in un quartiere non ricco. Non mi sembra elegante stare a spiegare tutti i particolari, posso solamente dire che anche Rambo avrebbe avuto difficoltà ad entrarci.
La città, anche se non turistica devo dire che mi piace. Non essendoci il mare, si va ai fiumi e ce ne sono diversi molto belli. Un giorno abbiamo fatto circa una trentina di Km in tre sulla pasola per andare a fare il bagno in uno di questi.

Ci sono molti parchi decisamente puliti nei quali può decisamente essere piacevole passare un pò di tempo.
Passo le mie giornate a giocare a basket con i suoi fratelli e a chiaccherare con sua mamma. Mi sorprende molto il fatto che i dominicani, quando fanno costruire le case, non danno importanza al tetto: vedere case grandi, ben arredate e curate con il tetto di lamiera...ancora non me lo so spiegare.
Volevo vedere come può essere la vita della maggior parte dei dominicani, mi sono adattato ma, decisamente, è un'esperienza che per svariati motivi non rifarò più.

Alla fine dei conti a Sosua passerò solamente una giornata e mezzo nella quale penserò soprattutto a rilassarmi.

Chiudo questa mia vacanza consapevole di una cosa: la prossima volta che ritornerò in Repubblica Dominicana, avrò nel mio bagaglio questa esperienza che mi aiuterà certamente ad avere determinati comportamenti piuttosto che altri.

DICEMBRE 2009/GENNAIO 2010: SOSUA, PUERTO PLATA, CABARETE

Il giorno atteso da quasi un anno è arrivato !
Non ne potevo più.

Ad accompagnarmi all'aeroporto di Bologna sarà Pecci con la sua Smart. Si parte ben presto perchè le condizioni climatiche avverse suggeriscono di fare così. Arriviamo ben presto a Bologna e io mi metto tranquillo tanto prima delle 07:00 non si partirà.
E' il 18 dicembre.

Il volo è in orario e noto, guardando il display delle partenze, che aver scelto Iberia, quindi con scalo a Madrid, è stata una decisione saggia perchè tutti gli aeroporti in collegamento con la Repubblica Dominicana erano chiusi per neve. Una buona dose di culo per cominciare.

Arrivo a Madrid e, come mi ero prefisso, cerco l'uscita per andare a fare un giro per la città: stare 8 ore lì non mi entusiasmava. Il culo si esaurisce subito: sciopero dei taxi. Incazzato come un lupo mi rassegno e attendo il mio volo verso la capitale.

L'attesa è snervante ma sono tranquillo: mi attende un gran periodo.

L'aereo parte in orario e io spero vivamente di poter dormire ma, come mi accade ormai troppo spesso, nelle vicinanze c'è un bambino rompi palle che piange continuamente:
addio riposino.

Il comandante da l'annuncio: ci siamo, stiamo atterrando.

Si apre il portellone: finalmente "a casa". Vado a comprare la targhetta turistica, faccio timbrare il passaporto alla dogana e mi reco a prendere la mia valigia.

Ad attendermi c'era l'amico taxista Silvio detto "Alonso"...dimenticavo c'era anche Yanira.

La fame mi opprime e, quindi, chiedo a Silvio di fare una deviazione verso Boca Chica per mangiare qualche cosa all'Italy. Che tristezza, che desolazione: Boca Chica, il mio "primo amore", era veramente cambiata.

In breve ci mettiamo in marcia verso Sosua, destinazione casa di Bruno.

Durante il viaggio, complice anche la stanchezza, mi addormento e mi sveglio, prima dell'arrivo, solo nei pressi di Moca.

Giunti a Casa di Bruno, lui ci viene ad aprire e mi indica la mia sistemazione: mi piace...
mi piace di brutto.

Il giorno dopo ci rechiamo a fare colazione da Lorenzo e quì scopro, e ne sono molto felice, che il cuoco Willy non c'era più. Due chiacchere con Lorenzo poi un pò di spesa per
riempire il frigo.

In meno di 24 ore passate con Yanira, di lei avevo già le palle piene.

Il tempo è contro di me e per 3 giorni fa acqua di continuo. Appena smette, prendo lo scooter che Bruno mi aveva dato e provo a dirigermi verso il centro. C'era la strada piena di acqua e io sarei stato intenzionato a tornare indietro ma Yanira insiste per proseguire dicendo che l'acqua era bassa.

Un cazzo !!!

Minimo un metro e il motore va a puttane.

Sconsolato e incazzato lo riporto a casa; in seguito il meccanico di Bruno tale "Viejo" provvederà a ripararmelo e il tutto mi costerà più di 2000 pesos. Porca troia !

Si avvicinano le feste e Yanira insiste perchè io vada a La Vega con lei: ma stiamo scherzando ? In quello schifo ? Quì sto troppo bene. Allora, lei mi dice che sarebbe andata dalla sua famiglia solo per due, tre giorni. Bruno, sua moglie ed io la accompagnamo a Puerto Plata a prendere il pulman: da quel giorno di lei più nessuna notizia. Solo meglio per me tanto la sopportavo a fatica.

La prima persona con cui faccio amicizia è Roby, un ragazzo che vive nei pressi di Vicenza. Alloggia al New Garden ed è sempre in compagnia di una ragazza dominicana
di nome Jessica.

E' veramente una brava persona e, sia con lui che con la sua fidanzata, mi trovo bene.

Una sera mentre siamo a cena al New Garden, compare un personaggio che entrerà, poi, nella leggenda di questa mia vacanza. Si tratta di un ragazzo di Genova che scoprirò in seguito chiamarsi Adriano. Entra un pò timidamente e chiede se c'era la possibilità di mangiare. Racconta a Lorenzo che erano più di 16 anni che non tornava a Sosua.

Rimane soddisfatto della cena e, la sera dopo si presenta in compagnia di due ragazze. La sua leggenda nasce quando, a metà cena, ci chiede dove si sarebbero potuti
comprare i "palloncini".

I giorni passano e a Natale vengo invitato da Bruno a mangiare a casa dei parenti di sua moglie nel quartiere Los Charamicos.

Prima di questa volta avevo già avuto modo di mangiare con lui e mi sono sempre
trovato più che bene.

La mancanza di Yanira non si fa sentire affatto e io trovo spesso e volentieri
il mdo per non pensarci minimamente.

Una sera mi squilla il telefono: era Rosmary la ragazza delle prime vacanze che mi dice che avrebbe voluto vedermi per parlare e salutarmi... salutarmi: immagino che saluti !

L'ultimo dell'anno non mi sono divertito: resto in attesa di una ragazza che non si presenterà, la cena al New Garden, pur sicuramente buona, era composta da pietanze che non mi piacevano, nel tavolo con me c'erano fra gli altri, due personaggi odiosi.
Oltretutto, quando decido di alzarmi per andare a farmi una birra al banco del bar, mi si avvicina un anzianotto della Valtellina che mi spacca le palle con tutti i suoi problemi.
Unica nota positiva della serata il genovese che si presenta accompagnato da tre ragazze: il mito prosegue.
A mezzanotte, comunque, me ne vado a casa: domani è un'altro giorno.
Il tempo è veramente infame e piove sempre.
Io mi sveglio molto presto tutti i giorni e vado sempre a fare colazione in hotel.
Quì, noto Andy un signore canadese.
Lui cerca di comunicare con me ma la lingua è un impedimento insopportabile. Poi, una mattina, arriva anche Carl un ragazzo inglese amico di Andy che viene a presentarsi: anche con lui vale il medesimo discorso. Comunque, c'era un argomento che, quando veniva affrontato, non aveva barriere linguistiche e ci si capiva bene: indovinate di cosa si tratta ?

Gente parte e altri arrivano: due ragazzi di Padova che si fermeranno solo 8 giorni si presentano poco prima del 31 dicembre e, prima della Befana, Roby parte.

Arriverà poi Carlo ( anzi Don Carlo ) un italo americano residente a New York da più di 50 anni: un numero vivente. Grazie al suo aiuto posso finalmente comunicare con Andy e Carl. Il gruppo, era ormai formato e a questi va aggiunto anche il genovese. Conoscendolo meglio mi rendo conto di una cosa: come avevo potuto passare la vacanza senza uno come lui ?
Veramente un grande, ogni secondo c'era da ridere.
Passavo anche molto tempo a chiaccherare con le ragazze della zona.
Adriano raggiunge il massimo quando, la sera prima del suo rientro, decide di buttare il biglietto e di fermarsi una settimana in più.
Se ne va prima Carlo poi Andy e così, quelli che erano stati ribattezzati " I 4 trombettieri" rimangono solo in due: Adriano ed io.
Nel frattempo conosco Thomas un altro personaggio da urlo.
Arriva il 14 gennaio, giorno dello sbarco in Repubblica Dominicana Di Camme e Pecci.
Lì va a prelevare Silvio che, a mezzanotte circa, mi chiama per dirmi che erano arrivati in hotel al Voramar sistemazione che io avevo prenotato per loro. Lì vado a salutare in compagnia di una ragazza che si era fermata con me qualche giorno e do loro appuntamento
per la mattina dopo.
Da oggi fino alla loro partenza Camme ( che diventerà poi Ramelof ) comincerà a combinare cose assurde e sarà spettacolo puro.
Passa la notte ed il giorno dopo i due baldi giovani noleggiano un paio di scooter in hotel poi si va tutti a fare colazione. Io, dispenso continuamente consigli per fare in modo che non capiti loro nulla di sconveniente.

Finito di mangiare, visto che la giornata non era " da mare ", propongo loro di andare a Puerto Plata con il fidato Silvio. Accettano di buon grado e si parte.

Si voleva andare a visitare il teleferico ma causa maltempo non era aperto; ci dirigiamo così al castello e quì Camme comincia. Prima di partire da Sosua, infatti, gli avevo chiesto se avrebbe portato lui la macchina fotografica e se c'era necessità anche della mia. Mi risponde che ne bastava una...e, puntualmente la sua si scarica prima di poter fare le foto alla fortezza.

Si becca una scontata dose di insulti ma, comunque entriamo ugualmente e ci promettiamo di ritornarci meglio attrezzati. Usciti di lì, fugace visita ( da fuori ) alla cattedrale poi puntatina al magazzino La Sirena per fare un pò di spesa.

Un pò il tempo, un pò il fuso orario, a fine serata dopo cena si va in branda. Il giorno dopo siamo tutti più attivi.

Il teleferico, sarà per noi un mezzo incubo perchè, anche al secondo tentativo è chiuso questa volta per manutenzione. Io prendo in mano le redini e dico di ritornare al castello perchè questa volta eravamo armati di macchine fotografiche.
Quì ci raggiungono un paio di amiche mie che passeranno qualche ora con noi.
Devo dire la verità: anche se non è che ci siano cose eccezionali, la fortezza una visita la merita anche perchè si possono scattare delle foto suggestive.
Mi sorprendo, quando vengo a sapere che la più giovane delle due ragazze non ci era mai entrata.
Usciti, si passeggia per il malecon che è sempre suggestivo e si prosegue nel far foto.
Decidiamo dopo un pò che era il momento di rientrare ma prima dico a Silvio di riaccompagnare a casa le due ragazze.
Sulla strada del ritorno, il nostro " Alonso ", ci mostra un hotel un pò particolare nei pressi di Playa Dorada.

Nei giorni a seguire, il tempo sarà decisamente favorevole ed una mattina decidiamo di andare a trascorrere la giornata nella vicina Cabarete.
Partenza con i nostri scooter subito dopo colazione. Io raccomando ai ragazzi di fare attenzione perchè la strada è particolarmente insidiosa.
Dopo un pò guardo nello specchietto e vedo solo Pecci: a Camme era venuta la brillante idea di guidare solo con una mano e di utilizzare l'altra per riprendere.
Arrivati, impiegamo un quarto d'ora buono per parcheggiare i motorini perchè un ragazzo che lavorava in una agenzia dietro a dove ci eravamo fermati, ci dice come sistemare i mezzi per non rischiare che gli stessi possano essere colpiti dalle macchine. In un altro Paese, in due minuti la cosa si sarebbe risolta.
Entriamo poi in spiaggia. Io già la conoscevo quindi non mi sorprendo ma loro rimangono piacevolmente sorpresi.
Non tardano a notare che la sabbia non brucia mai e che il vento continuo non ti fa rendere conto della effettiva potenza dei raggi solari.
Le giornate ( e le serate ) trascorrono serene a parte gli innumerevoli numeri di
Camme e la vacanza prosegue
nel migliore dei
modi.

DICEMBRE 2010/GENNAIO 2011: SOSUA, PUERTO PLATA

L'atteso e sognato giorno della partenza è finalmente arrivato.
Parto, come l'anno passato, da Bologna via Madrid perchè in questo modo, rischio meno di trovare neve nell'aeroporto del primo scalo essendo Madrid meno soggetta rispetto, ad esempio, a Parigi a precipitazioni stile Alaska.
Con la mia intramontabile Fiat 500 grigia mi reco al parcheggio sito nelle vicinanze dell'aeroporto della città emiliana e, come sempre, arrivo presto.
Al momento del check - in arrivano subito le prime incazzature: Iberia, contrariamente a qualche mese fa, da il permesso di imbarcare una sola valigia da 23 Kg totali. Io ne avevo due che, insieme, non arrivavano a 20 Kg ma non importava: ne potevo portare solo una.
Così la più leggera me la porto a mano...
Arrivato al controllo, però, il tizio mi fa buttare via tutti i prodotti liquidi quali shampoo, schiuma da barba ecc... tutta roba nuova che, però, visto l'inconveniente precedente, avevo in questo bagaglio.

Decisamente incarognito abbozzo e proseguo.

Arrivo a Madrid e, anche quest'anno, il giro in città per vedere lo stadio salta perchè un addetto dell'aeroporto mi consiglia di evitare visto il poco tempo.
Per evitare complicazioni ascolto il suggerimento. Poi, però, l'aereo risulta essere in ritardo di 2 ore e mezzo. La sfiga continua...
Al momento dell'imbarco, però, la svolta: vengo passato in prima classe e mi pavoneggio per il culo avuto.
Il volo, così, è preticamente perfetto e non mi accorgo nemmeno delle ore che scorrono via.
Arrivato all'aeroporto Las America, prendo rapidamente la targhetta turistica, supero il controllo doganale e aspetto la valigia che sembrava non arrivare.

Poi, però, a speranze ormai perse, sento uno che chiama il mio nome: la valigia era già stata spostata dal nastro: la prendo e volo fuori dove mi aspetta Silvio per portarmi a Sosua.

Si parla del più e del meno poi, dopo un pò crollo ma è normale visto il viaggio. Verso le 02:00 arrivo da Bruno che mi viene ad aprire e mi consegna le chiavi di casa e del motorino: ci siamo, sono arrivato !!!

Il giorno dopo mi sveglio presto e sarà così per alcuni giorni, e mi reco subito al punto di partenza: il New Garden per fare colazione e capire come andavano le cose a quasi un anno di distanza.

Alcuni del personale nuovi mi sembrano immediatamante affabili. Mangio, la mia solita " leggera " colazione con caffè/latte, uova, salsiccia, patate saltate, pane e marmellata e resto in attesa di sviluppi.
Arriva Lorenzo e parlo un pò con lui.
Poi chiamo Manuel, un ragazzo conosciuto qualche vacanza fà e ritrovato tramite Facebook. Lui ha deciso di trasferirsi e di fare quel passo che io penso dall'agosto 1999 ma che non ho mai avuto coraggio di fare.
Lui arriva e mi presenta Sandro, un ragazzo sardo con il quale ha deciso di aprire un locale.
Con loro c'è anche Giuseppe di Varese, amico di Sandro... Ma un momento... io questo ragazzo lo avevo già visto...
Infatti, parlando, viene fuori che era sul mio stesso aereo e se solo ci fossimo conosciuti prima, avremmo risparmiato entrambi per arrivare a Sosua.
Lui, sarà uno dei personaggi sempre presenti nella mia vacanza.
Dai racconti di Manuel, invece, capisco che ha dei problemi con i lavori del locale e, probabilmente, ci saremmo visti poco ed infatti, poi, è stato così.
Ad uno ad uno, incontro personaggi leggendari: Andrea, Flavio, Eude e mi sento ogni momento che passa sempre più a casa.
Scopro che, viste le decisioni della sindachessa di Sosua, alcune cose sono cambiate.
Ad esempio bisogna mettere il casco in motorino...bè, casco...qualche cosa in testa poi fino alle 18:00 e solo chi guida.
In giro, è stata fatta un pò di " pulizia " perchè sempre lei, vorrebbe un turismo più per famiglie.
Credo che sia più ottimista di Tonino Guerra !!!
E' come se si volesse togliere l'acqua dal mare !!!
Poi, a mio modestissimo parere, forse come prima cosa bisognerebbe aumentare e migliorare i servizi: strade, luce in strada, meno moto conchi ignoranti e truffatori, un piano spiaggia... forse è da lì che dovrebbe cominciare.
Comunque...
In attesa che arrivino i vari Adriano, Andy e Carl ( che poi non arriverà ), comincio a conoscere meglio Giuseppe.
Si dimostra da subito molto simpatico e socievole, e con lui e il mitico Genovese, passerò preticamente tutto il
periodo.
Giuseppe, però, anche se di molta compagnia, a mio modesto parere aveva completamente cannato il budget a sua disposizione
pertanto molto spesso doveva rinunciare alle uscite con il Genovese e me.
La vacanza è stata molto bella e la compagnia veramente di alto livello.

Non avrei mai pensato di ritornare a Sosua a marzo.
Si, perchè al mio rientro in Italia mi comunicano che avrei avuto a disposizione
ben altri 15 giorni.
Non potevo buttare una simile occasione.
Di questa mia permanenza a Sosua, in marzo, però, ho poco di interessante da dire.
Ho trascorso un periodo molto tranquillo, non da Bruno ma presso l'Hotel Voramar dove, devo dire, essermi trovato molto bene.
Unica nota stonata il Genovese: è si, perchè lui era ancora lì ma sembrava
totalmente un'altra persona.
Io, che di pugnette ho poca voglia, l'ho lasciato perdere.

DICEMBRE 2011/ GENNAIO 2012

Per questa vacanza, avrei ancora soggiornato da Bruno ma nella casa più grande.
Mi piaceva molto e, nel far notare a Bruno questa cosa, gli ho detto senza mezzi termini che ora che avevo avuto
modo di provare questo alloggio, non sarei più andato nell'altro.
Mai avrei potuto immaginare che, due vacanze più tardi, per questa questione il mio rapporto con Bruno si sarebbe deteriorato.
I personaggi erano sempre gli stessi anche se ho avuto modo di conoscere
Andrés di New York.
La casa più grande mi piaceva ma giorno dopo giorno, ho cominciato a rendermi conto che, forse, era un pò scomoda la posizione.
Fra le altre cose ho avuto modo di vedere Fefeo, un personaggio che fino a quel momento avevo solo sentito nominare.
Questo mio soggiorno andrà ricordato per le grandi mangiate, soprattutto perchè ancora
non ero riuscito a trovare nessuno che volesse un pò muoversi per andare
alla scoperta dell'Isola.
Da segnalare l'incontro con Francesco Moser al mio rientro a Bologna.

NOVEMBRE / DICEMBRE 2012, GENNAIO 2013: SOSUA

Il tempo che posso trascorrere in Dominicana, sta aumentando: ora si parla di 3 mesi !!!
90 giorni...per un periodo così lungo il mio approccio deve, per forza di cose, cambiare.
Devo stabilire un budget giornaliero, trovare un appartamento economico
e cose simili.
E' ancora a disposizione la casa nella zona di Playa Chiquita quindi decido di
riprenotarla anche perchè ritenevo buono il prezzo.
Se devo essere sincero, questa mia prima permanenza così lunga,
non la sfrutterò nel modo adeguato:
avrei potuto fare molte gite, vedere cose nuove ed interessanti
ma mi sono adeguato ( cosa sbagliatissima ) alle persone conosciute
quest'anno che pensavano più a mangiare e prendere il sole ( e non solo )
piuttosto che conoscere le meraviglie di questo Paese.
Personaggio fisso che mi accompagnerà per tutta la vacanza è Nicolò,
un ragazzo italiano che lavorava alla reception del New Garden e che
abitava a fianco a me.
Durante la prima parte della vacanza, conosco un gruppo di ragazzi del
vicentino e starò con loro per tutta la durata della loro permanenza.
Ma passiamo ad argomenti più interessanti...
visiterò il parco acquatico Ocean World e Isla Paraiso o Punta Rucia che dir si voglia.
Inoltre mi recherò al Monkey Jungle, situato nella zona del Choco
non lontano da Sosua.
Ocean World lo avevo messo nel mirino dal 2007 ossia dalla prima volta
che soggiornai quì al nord.
Quest'anno si presenta, finalmente, l'occasione buona per andarci:
compagni di avventura Nicolò e due amici israeliani Tom e Mike.
Partenza alle 10:00 davanti a Casa Marina: persone dello staff del parco
ci vengono a prendere con un mezzo privato.
Durante il tragitto ci spiegano alcune cose su come comportarci ecc...
La giornata è molto limpida e si preannuncia divertente.
Guardiamo i vari spettacoli in programma e svolgiamo le due attività alle quali
ci eravamo iscritti: incontro con razze e squali nutrice e con i delfini.
Entrambi sono veramente interessanti e divertenti e valgono ogni
pesos speso.
L'escursione a Punta Rucia è stata bella ma poteva essere ancora meglio.
Questa esperienza, però, servirà per capire come gestire eventuali
gite future in questa zona.
Si parte molto presto, circa le 06:30 davanti all'hotel New Garden.
Oltre a me e all'immancabile Nicolò, ci sono i due Ronen anche loro di Israele.
Il pulman è decisamente scomodo e la guida dominicana a bordo dice più
cazzate che cose utili.
Durante il percorso vengono raccolte altre persone ed alcune erano già a bordo
prima di noi. Anche se Punta Rucia non è dietro l'angolo,
è evidente che, il pulman non si fosse dovuto fermare a raccogliere
persone ovunque questa "alzataccia" si sarebbe potuta evitare
...tutta esperienza...
Arriviamo all'imbarco: ad attenderci piccole imbarcazioni tipo
quelle che avevo già preso negli anni passati per andare a Saona e Catalina.
Dopo un breve tratto di mare, si arriva all'atollo:
si tratta di un piccolissimo cumulo di sabbia in mezzo al mare sul
quale sono state messe quattro strutture in legno e paglia sotto
le quali vengono distribuite bibite e frutta a volontà.
Sicuramente l'ambientazione è suggestiva ma, se prima siete già
stati a Saona, non aspettatevi chissà che cosa.
C'è anche la possibilità di fare immersioni con maschera e pinne che
ci vengono date dalla nostra guida.
Il fondale merita, è pieno di pesci e coralli.
Le piccolissime dimensioni dell'atollo e gli innumerevoli gruppi presenti,
rendono anche difficile stendere il telo da mare.
Dopo alcune ore sull'isolotto, si risale in barca e si va a mangiare in
una sorta di rancho che si trova sull'isola.
Quì il pranzo con cucina dominicana è a buffet e ci si può riempire per bene.
Finito di mangiare, si rientra.
Mi sento di consigliare questa gita ma, dopo la mia
esperienza, la farei in altro modo.
Ecco come la farei io:
Cosa sempre fondamentale, essere persone affiatate fra loro.
Si può partire, se la base è a Sosua, anche verso le 09:00
dopo aver tranquillamente fatto colazione e se si ha a
disposizione un'auto. Arrivati a Punta Rucia, ci si recherà a parlare
con un barcaiolo per contrattare il prezzo del trasporto.
In questo caso, non facendo parte di un gruppo, sull'atollo non
si avrà diritto a nulla.
Ma, essendo la Repubblica Dominicana il Paese delle mance,
consiglio di avvicinare una delle guide e proporgli una "propina"
in cambio di frutta e bibite: sicuramente accetterà.
Al rientro, consiglio di fermarsi a mangiare il pesce nella zona del Maimon.
Il tutto, risulterà più comodo, divertente ed economico
senza, oltretutto, essere soggetti al rispetto di orari che
sarebbero imposti nel caso faceste parte di un gruppo organizzato.
Se poi vorrete anche dormire fuori, l'escursione
sarebbe ancora più bella ed interessante.
In questo caso, io farei così:
partenza anche verso le 09:00 / 10:00.
Visita al santuario dei mammiferi marini di Estero Hondo, Isabella e Luperon.
Pranzo ovunque vogliate poi dritti a Punta Rucia dove si passerà
la notte. La mattina dopo ci si recherà sull'isolotto poi
pranzo in zona Maimon e rientro.
Cambiando discorso, il terzo luogo che ho visitato quest'anno
è stato il Monkey Jungle situato nella zona del Choco
a pochi kilometri da Sosua.
Paesaggio collinare veramente molto bello. Anche quì ci si può
recare soli o con gruppi organizzati.
Nel mio caso, ci sono andato assieme ai due Ronen in macchina.
Quì ci sono due attività da svolgere.
La principale è la zip line fatta in totale sicurezza.
Ha me è piaciuto, mi sono divertito parecchio.
Inoltre, c'è la possibilità di entrare all'interno di un enorme recinto
( neppure sembra che sia chiuso ) all'interno del quale si potrà iteragire con curiose e
simpatiche scimmiette provenienti dallo stato del Suriname.
Una addetta, ci ha accompagnato all'interno rispondendo alle nostre domande
e spiegandoci come comportarci con questi animali che
si avvicineranno a noi senza problemi.
Il tutto è stato molto interessante ma, devo essere sincero,
non particolarmente economico.
Ne vale la pena ? Direi comunque di si.
Vi posso suggerire questa soluzione:
Andare al Monkey Jungle per fare l'incontro con le scimmiette
ma non fare la zip line: questa attività potrete farla
( assieme ad altre ) al Country World un parco che si
trova dopo Puerto Plata, dal costo più economico di cui vi parlerò in seguito.

NOVEMBRE / DICEMBRE 2013, GENNAIO / FEBBRAIO 2014

Il mio tempo a disposizione, aumenta ancora:
siamo arrivati a 4 mesi !
Mi prendo il volo su Puerto Plata perchè, anche se in se il biglietto costa
un pò di più, se si considera che si evita il taxi ( obbligatorio se si arriva
dalla capitale ) che costa abbastanza oppure, per chi vuole salire in pulman,
il costo dell'hotel a Santo Domingo, la cosa è decisamente più
conveniente...anche per una questione di tempo.
La casa a Playa Chiquita, questa volta non è disponibile.
Alla fine è meglio perchè intanto scopro che non era poi così a buon
mercato come mi avevano fatto credere ( vatti a fidare di alcuni amici )
poi trovo una sistemazione in pieno centro ad un prezzo migliore.
Soggiornerò all'hotel El Paraiso che ha stanze con angolo cottura.
Già pensavo che questo posto sarebbe stato la mia base futura ma,
di lì a poco, la struttura viene comprata da Lorenzo del New Garden Hotel
che, quindi, lo trasformerà ed i costi cambieranno...anzi, comincerà
a gennaio ed io sarò l'ultimo cliente vecchio e mi dovrò
sopportare il martello pneumatico a tutte le ore nelle stanze vicine
oltre che altri tipi di disagi. Cose, comunque sopportabili.
Quest'anno mi muoverò molto e visiterò svariati posti.
Quasi subito reincontrerò Morelia, una ragazza conosciuta l'anno precedente
con la quale passerò questa e la prossima vacanza fino al giorno in cui
ci lasceremo ma queste sono prima di tutto cose private e poi non
inerenti ne interessanti per voi.
Non starò neppure a raccontarvi del mio ritorno al Monkey Jungle,
Ocean World e Punta Rucia.
Dopo alcuni anni, rivedrò Cristiano un ragazzo di Roma del quale vi ho
già accennato in un precedente racconto e, con lui,
andrò alla scoperta di Jarabacoa.
Una delle attività svolte in questa mia permanenza in Dominicana, è stata la pesca d'altura.
Partenza verso le 07:30 dal New Garden con Mike, Ronen, Lorenzo e suo
figlio Tiziano. La barca ci aspetta alla spiaggia di Sosua quindi neanche il
tempo di salire in macchina che è già ora di scendere e salire sull'imbarcazione.
Sembra che dovrò intraprendere questa battuta di pesca con
dei veri lupi di mare, infatti io sono l'unico che ammette di aver
paura di soffrire di mal di mare mentre gli altri pare abbiano
stomaci di ferro...infatti io sarò l'unico a non vomitare...JeJeJe
Si pesca circa fino all'01:00 e il bottino non sarà
il massimo: 10 picoa e un barracuda.
Con Cristiano, avevamo in programma alcune cose ma la più interessante
era recarsi a Jarabacoa, città collinare al centro dell'isola.
Gestisce lui la cosa quindi si parte senza  prenotare nessun albergo.
Tragitto tranquillo, breve tappa giusto per un paio di foto a Santiago poi
si riparte. Arriviamo abbastanza presto e ci dirigiamo al Rancho Baiguate.
Sembrava non ci fossero camere ma, proprio mentre la gentile segretaria
ci stava spiegando dove poter cercare un'altro hotel, si libera una camera.
Ci sistemiamo: la nostra stanza è bella, pulita e comoda ma mancano televisione e
cassetta di sicurezza.
Pranziamo al rancho poi andiamo a visitare due cascate che si trovano
non lontano: il Salto di Baiguate e il Salto di Jimenoa.
Posti tranquilli, facili da raggiungere e piacevoli.
La sera, cena poi uscita per scoprire i segreti della città.
Chiediamo indicazioni ed arriviamo al parco centrale: il deserto più assoluto.
Così ci facciamo un paio di birre ed andiamo a dormire.
Il giorno dopo, facciamo colazione poi andiamo a fare rafting.
Per me è la prima volta e sono un pò preoccupato.
Va via tutto liscio a parte Cristiano che non fa in tempo a dire
che tutto stava andando per il meglio che sobbalza e vola fuori dal canotto.
E l'acqua non è che fosse calda.
Finito il percorso veniamo riportati in hotel dove ci sistemiamo, pranziamo e ritorniamo
verso Sosua.
Durante questo tragitto, il protagonista del viaggio sarà
il navigatore satellitare di Google.
Cristiano si affida ciecamente a lui anche se io gli faccio subito presente
che ci stava portando su di una strada ambigua:
era la temibilissima ruta panoramica che da Santiago porta  a Sosua.
Una strada di merda, piena di curve in collina e buche sull'asfalto: un rientro agghiacciante.
Alla fine riusciamo ad arrivare anche se, in futuro,
l'accoppiata composta da Cristiano e dal navigatore Google colpirà ancora.
Una escursione che, non finirò mai di dirlo, per me è troppo
sopravalutata è quella fatta con Morelia ai 27 Charcos.
In poche parole, si tratta di un percorso in un bosco con discesa per
rientrare passando dentro un fiume ed affrontando 27 salti o cascate.
Allora, questa gita in se per se non è malvagia ma a mio parere va
svolta diversamente da come l'abbiamo fatta noi due.
Ci viene a prendere un camioncino aperto sui tre lati.
Io, sapevo dove era l'ingresso quindi mi ero fatto i miei calcoli:
in poco tempo si dovrebbe arrivare.
Invece, però, di fare la strada normale, fanno una deviazione su di un sentiero.
Ci mostrano alcuni tipi di piante, poi un combattimento simulato
di galli, degli artigiani che fanno statue in pietra...
Poi, finalmente, si arriva. Ci vengono forniti casco e giubbotto
salvagente mentre chi non le aveva ( non era il nostro caso )
doveva noleggiare delle scarpette per camminare nel fiume.
All'ingresso, l'occhio mi cade su un cartello dove sono scritte
alcune cose interessanti.
La prima è che i percorsi da fare sono tre differenti: 7, 12 oppure tutti e 27 i salti.
La seconda è che l'ingresso è decisamente economico
( soprattutto rispetto a ciò che noi abbiamo speso ).
Comincia la camminata, ci sono varie guide.
Dopo poco, il gruppo che avrebbe fatto solo 7 salti si separa da noi
che continuiamo a camminare...in salita...con un caldo
della Madonna. Io metto Morelia davanti: farò fatica ma almeno mi rifaccio
gli occhi guardandole il culo. JeJeJe.
Finalmente, dopo 45 minuti circa di camminata,
comincia la discesa. Si arriva a valle in un amen anche perchè
le guide hanno inspiegabilmente fretta.
Alla fine, si riprende il mezzo di locomozione e ci portano a mangiare
prima di rientrare a Sosua.
Dunque...non vi dico di non fare questa escursione ma,
almeno, fatela con raziocinio. Mi spiego meglio.
Prima di tutto informatevi sulle condizioni del fiume:
infatti spesso accade che si compri l'escursione con i 27 salti
ma non c'è abbastanza acqua. Risultato, si spende di più, si cammina
per più di un'ora poi bisogna camminare in discesa per
raggiungere un punto del fiume ove ci si può tuffare.
Seconda cosa: dovete tener presente che se andrete da soli,
il costo dell'ingresso è veramente esiguo.
Terzo, tutte le cose che mettono nelle escursioni organizzate,
sono in più. Fanno questo perchè, altrimenti, l'escursione
durerebbe poco. Facendo così, invece, vi faranno credere di aver speso una cifra giusta.
Ma se siete interessati a piante, galli ecc..., potrete organizzarvi
da soli e con pochissimi pesos potrete vederli.
Altra cosa, a seguito della camminata sul fiume ci sarà
certamente una persona che riprenderà il tutto:
comprare il dvd, è veramente una spesa inutile.
Un'altra bellissima "gita fuori porta" sarà quella che farò ad un paio di giorni
dal mio rientro in Italia con Morelia ( l'anno dopo la rifarò ancora con lei
e con Cristiano e quello dopo ancora con gli amici Fabio, Beppe e Gino ).
Mi accordo con un "carrito" ossia una macchiana adibita al trasporto
pubblico. La cifra pattuita è decisamente buona.
Riempio un frigo da campeggio di ghiaccio e bibite poi, verso le 10:00
si parte. Dopo aver visitato un paio di spiagge,
si arriva al primo punto importante: Laguna Gri Gri.
Quì, Morelia ed io prendiamo una barca che dalla laguna attraversa una foresta
di mangrovie per poi sbucare in mare: il contrasto di colori
in una giornata di febbraio senza neppure una nuvola,
lo lascio immaginare a voi.
Finita questa escursione, ci fermiamo brevemente a Playa Grande poi
ci rechiamo al Lago Du Du conosciuto anche come Laguna Blu.
Si paga una piccola quota di ingresso...all'interno un grande
parco ben curato con piante, fiori ed alcuni animali.
C'è una grotta risalente al periodo di thaino ma è troppo buio.
Preferiamo, visto che siamo soli, fare il "bagno" nel più grande
dei due laghi. Terza tappa la poco distante Playa Diamante.
Si tratta di una spiaggia molto piccola: se il tempo è buono, vale veramente
la pena. La sua caratteristica principale è che l'acqua è bassa
fino a molti metri all'interno del mare quindi...
altro buon posto per fare il "bagno".
Siamo a pomeriggio inoltrato, ci si ferma per strada a mangiare
un pesce fritto poi ultima tappa, prima del rientro, a Islabon che si trova
pochi Kilometri dopo Cabarete.
Quì c'è un piccolo zoologico: ci vengono subito in contro
due Haitiani uno con una tartaruga, l'altro con un ragno.
Si fanno un pò di foto, si vede anche un cocodrillo poi si rientra
Quest'anno ho approfittato per fare in loco un doppio
corso di spagnolo: livello base più conversazione.
Sono riuscito a terminare e superare entrambi.


NOVEMBRE / DICEMBRE 2014, GENNAIO / FEBBRAIO 2015

Anche quest'anno novembre è arrivato e, con lui, il momento della mia partenza.
Ad attendermi ci sarà Morelia ed in seguito verranno a farmi visita
l'immancabile Cristiano, Stefano "Maina", Borgo e Vincenzo.
Come detto all'interno del precedente racconto, Lorenzo ha comprato
la mia ultima residenza quindi ho dovuto cercare altro.
Il corso di spagnolo fatto a febbraio oltre che per migliorare la lingua,
mi è anche servito per trovare un nuovo alloggio.
Infatti la scuola da anche la possibilità di affittare un alloggio sicuro,
con angolo cottura ed in centro. Così mi sono accordato
con i proprietari.
A me la sistemazione soddisfava parecchio. Meno a Morelia ma
questo non era un problema mio. Con lei, poi, la storia terminerà.
Tornando a noi...i primi ad arrivare sono Borgo e Vincenzo.
La prima escursione la faremo, quindi, noi quattro.
La nostra metà è Laguna Goleta che in pratica è dentro Cabarate
quindi molto vicino al nostro "campo base".
Avevo notato un piccolo cartello che indicava questo posto l'anno scorso
e, vista anche la vicinanza, mi ero promesso di visitarlo.
Abbiamo affittato i servizi di un carrito e ci siamo fatti portare.
Quì scopriamo che le escursioni sono due:
una all'interno di un bosco per andare a vedere delle grotte naturali,
l'altra lungo un fiume.
Decidiamo di comprare il pacchetto completo.
All'interno del bosco, veniamo accompagnati da una guida che ci racconta
qualche cosa su questo posto e ci mostra svariati tipi di piante.
Poi, visitiamo tre grotte ed in una decido di farmi il bagno
( anche se l'impavido Borgo lo aveva fatto anche in quella più buia ).
Al termine di questa passeggiata, prendiamo una piccola imbarcazione che ci
conduce lungo un fiume.
E' un posto interessante che si può tranquillamente visitare.
Dopo pochi giorni sbarca ai Caraibi il Maina quindi ci si
prepara per altre gite.
Ci si consulta e si decide per il Country World, un parco
situato dopo Puerto Plata. Il gruppo, quindi, diventa di cinque persone.
Ci affidiamo ad un certo Charly, un dominicano cialtrone che,
però adempie in qualche maniera ai suoi doveri.
Infatti, ci carica tutti sulla sua inguardabile macchina e ci porta verso
il parco. Durante il cammino, però, ci dice che i soldi che gli avevamo dato
per l'ingresso doveva mandarglieli il suo titolare.
Quindi, dopo varie telefonate, riesce a farseli mandare al
centro Caribe Express di Imbert.
Arrivati i soldi, andiamo al Country World.
Veniamo accolti da un signore tedesco che ci da alcune delucidazioni
sul luogo. Cominciamo con la zip line. Divertente e sicura.
Una delle cose più tristi della giornata sarà la discesa di Borgo e Vincenzo
abbracciati. Finite tutte le linee, andiamo a visitare un piccolo
parco zoologico dove possiamo fare foto con iguane, pappagalli,
serpenti e perfino un procione.
Dopo questo giro, si sale a cavallo e si va a fare una passeggiata nel bosco.
L'avventura si conclude con il pranzo a buffet.
Nel tornare in dietro, ci fermiamo al parco centrale di Puerto Plata
dove mangiamo un gelato e facciamo alcune foto.
Mi sento di consigliare questo posto perchè è vicino, offre molte attività
ed è, tutto sommato, economico.
All'arrivo di Cristiano ( con lui e Morelia andrò
anche a Laguna Gri Gri ), comincia una avventura che durerà 5 giorni.
Lui, Morelia, Stefano ed io partiamo alla volta di Las Terrenas.
Io, consigliato da due bergamaschi, prenoto l'hotel Casa Robbinson
scelta che si rivelerà azzeccata.
La zona dove ci stiamo recando, in questo periodo è spesso piovosa ma
a noi andrà sempre di lusso.
L'hotel è carino ed economico, si trova praticamente in centro
ma la colazione lascia un pò a desiderare.
Las Terrenas non è molto grande ma è carina e offre spiagge e
paesaggi veramente eccezionali.
I costi della zona, però, sono più alti rispetto ad altri luoghi
di interesse turistico. Molto bella la strada panoramica
che da Sanchez arriva a Las Terrenas anche se si fa pagare.
Le spiagge, non molto frequentate, sono svariate e sono
una più bella dell'altra. La sera ci sono alcuni ristorantini
direttamente sul mare: veramente uno spettacolo.
Decidiamo di non andare alle Cascate del Limon e nemmeno
a Cayo Levantado. Il primo luogo lo avevo già visto
in passato ma l'isolotto "Bacardi" lo tengo nel mirino.
Lungo la strada, vediamo un iguanario e ci fermiamo
ad iteragire con le iguane.
Sono stati 5 giorni veramente divertenti
e, come diceva il maestro Franco Califano,
NON ESCLUDO IL RITORNO.
Cristiano, rientrerà in Italia per poi ritornare a febbraio.
Passeremo alcuni giorni a Sosua. Una giornata la
utilizzeremo per visitare Estero Hondo un luogo che non è
assolutamente reclamizzato. Cristiano sembra un pò dubbioso ma poi
la curiosità prende il sopravvento.
Si parte dopo colazione, la strada non è rovinata quindi si arriva in zona
abbastanza velocemente. In pratica non ci sono cartelli ma
riusciamo comunque ad arrivare al Santuario dei Mammiferi Marini.
E' un posto interessante dove una guida ci da delucidazioni sul luogo
e sul manatì, un mammifero che vive in queste acque e che
riusciamo ad intravvedere salendo su un punto di osservazione.
Peccato che solo pochi sappiano dell'esistenza di questo posto.
La consolidata coppia formata da Cristiano ed il sottoscritto,
dopo una breve consultazione, decide di recarsi a Montecristi.
Passeremo quì la notte. Arrivati in loco, dobbiamo trovare un hotel.
Tale Vito da Montecristi, figura mitologica di cui ho sempre e solo
sentito parlare ma non ho mai incontrato, ci suggerisce un hotel.
Lo andiamo a vedere, non sembra male a parte la segretaria che ha più
peli di un lupo ed è anche decisamente economico.
Ci consultiamo e, prima di prendere una decisione, andiamo a
vederne un'altro sul mare.
Anche questo sembra bello. Ci facciamo mostrare una stanza:
per me andrebbe più che bene anche se è più caro del
precedente. Cristiano, che quando può vuole soggiornare con camera
vista mare ( come in questo caso ), questa volta decide di andare a
risparmio e si ritorna all'albergo precedente:
il temibile hotel Chic che di chic non ha veramente nulla.
Ci vengono chiesti immediatamente i soldi.
Veniamo accompagnati in camera...
MAMMA MIA !!!
ambiente molto scuro, televisione della preistoria, letti scomodi,
buchi nel muro.
A dividere la stanza dal bagno, uno sportellino tipo saloon quindi
ipotetici odori provenienti da quì, sarebbero entrati agevolmente nella
stanza da letto. Doccia fredda, almeno fino alle nostre rimostranze, lavandino
piccolissimo e goccia d'acqua continua.
Una vera bettola. Usciamo dalla stanza per andare ad esplorare la città
e notiamo che nel mezzo del poco illuminato corridoio, capeggia
un albero: invece di abbatterlo, ci hanno costruito intorno.
Prendiamo l'auto ed andiamo a fare un giro.
Arriviamo immediatamente ad una coclusione: Montecristi è una città
tristissima. Andiamo verso il mare per parlare con qualche
barcaiolo: vorremmo fare domani l'escursione ai
7 Hermanos ossia sette atolli. Però il mare è agitato ed il tipo
ci dice che con condizioni del genere non ci avrebbe portato.
Saremmo dovuti tornare il giorno dopo per aggiornarci sul
dafarsi. Andiamo in centro dove vediamo uno strano orologio
e visitiamo un museo riguardante Cuba.
Entriamo, poi, nell'area protetta ed andiamo a vedere il
caratteristico Morro, una montagna con la forma di cammello.
Andiamo a cena a fianco al nostro hotel poi decidiamo di fare una passeggiata
ma a Montecristi, apparentemente non c'è vita notturna.
Mentre Cristiano si addormenterà subito, io "lotterò" tutta
la notte con le durissime e scomodissime lenzuola.
Il giorno dopo lasciamo il nostro terribile alloggio e ci consultiamo:
il tempo non è il massimo quindi niente 7 Hermanos.
Allora che si fà ? Si rientra o si va verso Dajabón, città di confine ?
Deciso: Dejabon.
E' la classica città di confine e mano a mano che ci si avvicina alla frontiera
aumentano gli haitiani.
Arriviamo all'ultimo avamposto di apparente civiltà, parcheggiamo
e veniamo immediatamente avvicinati da haitiani pronti a proporci
una escursione ad Haiti.
Parliamo con il militare di frontiera che mette subito in chiaro le cose:
dall'altra parte non vi posso proteggere ci dice.
Un haitiano più insistente di altri, non ci molla e alla fien decidiamo di
passare il confine: ci accordiamo con lui e partiamo per questa
nuova ed assurda avventura della quale, però, parlerò
nell'apposita pagina speciale a lei dedicata.
E' il 15 febbraio ed al ritorno ci fermiamo a raccogliere
Morelia con la quale sono in rotta ed andiamo a cenare tutti e tre
assieme: che bel San Valentino JeJeJe.
Il giorno dopo, riunione per decidere che fare.
Bastano pochi minuti: si va a Boca Chica.
Io ero nettamente restio viste le notizie poco belle riguardo
a pulizia e sicurezza nella città ma le insistenze di Cristiano e
dell'amico Sergio, che vi risiede, hanno il sopravvento.
Cristiano prenota dall'haitiano ( come se non ne avessimo
avuto abbastanza ), un appartamento praticamente in centro.
Dopo esserci sistemati, usciamo ed io riprendo
confidenza con un luogo in cui non mettevo più piede dal 2004.
Mi fa veramente piacere vedere che, fino ad oggi,
mi erano state raccontate solo cazzate:
Boca Chica è veramente migliorata.
Più pulita, con molte più strutture, la spiaggia affollata
ma ben tenuta e con stabilimenti attrezzati alla grande.
Ci sediamo al Puerco Rosado dove vedo la vecchia Dolores
una hilander del luogo con la quale ho subito un
battibecco. Poi rivedo Carlos il venditore e Carlos il bagnino
e ci mettiamo a parlare dei cambiamenti avvenuti in questi anni.
Anche la vita notturna mi aggrada soprattutto perchè
la via principale, la sera, diventa pedonale.
Passiamo quì tre giorni.
Uno, ci rechiamo a quello che dovrebbe essere il Parco Submarino La Caleta:
un luogo, purtroppo abbandonato a se stesso.
Un'altra volta andiamo a fare la giornata nella vicina spiaggia di Juan Dolio
sempre molto bella e sempre praticamente deserta. Lungo
la strada, ci fermiamo a fare foto anche a Playa Caribe.
Cristiano aveva il rientro dalla capitale quindi alla fine della sua
vacanza, mi porta alla fermata della guagua ad Andrés. Sono circa le 12:00.
Arrivo in una capitale come sempre super caotica, mezzi non
ne passano fino a quando non arriva un carrito tutto scassato
che non so come facesse ad andare. Sto per salire
ma arriva la polizia che gli chiede l'assicurazione.
Il tizio non l'aveva così la polizia decide di sequestrargli il
mezzo. Io non sapevo come fare, così invento: mostro con disinvoltura
il tatuaggio al poliziotto che subito fa "comandante guarda, è del Licey".
L'altro sorride e dice al taxista: "porta subito il liceysta dove deve andare che
il taxi te lo sequestro dopo"...e arrivo alla fermata del Caribe Tour.
Da quì, riparto verso Sosua dove arriverò verso le 21:20.

NOVEMBRE / DICEMBRE 2015, GENNAIO / FEBBRAIO 2016

E ci risiamo...si riparte per altri quattro mesi.
Questa volta, compro il biglietto aereo direttamente dal sito della compagnia
aerea ( quindi su internet ) e risparmio di brutto.
Mi vedo costretto a dover cambiare appartamento: quello dell'anno
scorso, infatti, si trova all'interno del contesto di una abitazione
privata e l'ingresso è il medesimo della scuola di spagnolo.
Dov'è il problema, vi chiederete. Molto semplice: i proprietari
( e anche amici miei, sia ben chiaro perchè questa cosa non
ha intaccato in alcun modo i nostri rapporti ) non hanno piacera che
entrino persone che non conoscono. In pratica, nel mio appartamento non
posso far entrare nessuno. Io posso anche capirli ma, nel
momento in cui affitto un appartamento privato, voglio essere libero
di invitare chi voglio. Poco male, risolvo subito andando nella struttura
accanto dove l'anno scorso aveva soggiornato il Maina.
Sistemazione molto dominicana ma economica, pulita, sicura ed in centro.
Come per il resto dei miei racconti, eviterò di parlare nuovamente
di posti già visitati ( quindi non vi racconterò del mio ennesimo ingresso
ad Ocean World dove ormai mi riconoscono anche i leoni marini )
ma mi limiterò a segnalare nuovi luoghi visitati ed esperienze
che meritano di essere ricordati.
Sicuramente merita di essere segnalata l'amicizia che si è
creata con Leonardo e Carmine due ragazzi di Benevento titolari
di un piccolo punto di ristoro a Sosua. Entrambi si
ricordavano di me perchè mi avevano notato l'anno scorso a
Las Terrenas ( in realtà si ricordavano più dei miei tatuaggi ).
Ho passato molto tempo con loro e nel loro locale ho conosciuto
Alexander Best Rocambole, ragazzo campano loro amico, con cui ho
creato un rapporto di collaborazione per la parte grafica di questo sito.
Una delle cose che mi ha più sorpreso, è stato il notevole calo di turismo
( con tutto ciò che ne consegue ) a Sosua a parte nella settimana del
Super Bowl americano. Per il resto, la situazione quì non cambia:
il posto è sicuro ma bisogna SEMPRE ricordarsi di essere in un
Paese straniero. Dopo quattro anni circa, ha rimesso piede sul
suolo dominicano Thomas, amico di vecchia data con cui ho passato un
bel pò di tempo. Con lui sono andato ad assistere a tre
concerti che si sono tenuti fra Sosua e Puerto Plata:
quelli di Zacarias Ferreira ( 19 dicembre ), Raulin Rodriguez ( 25 dicembre )
ed il mio preferito Frank Reyes ( 26 dicembre ).
Consiglio di andare a vedere almeno un concerto di un artista locale anche
chi non è particolarmente amante del genere perchè vederlo dal vivo è
veramente no spettacolo che vale la pena. Tenete presente,
però, che il prezzo del biglietto è, come si suol dire, il classico "prezzo civetta".
Per intenderci, il costo dell'ingresso non è alto ma se ti vuoi sedere e bere
i costi lievitano. Sono, comunque, stati soldi ben spesi.
Con Cristiano, ho programmato un viaggio nel viaggio quindi, il
29 novembre mi alzo ben presto ( le 04:30 della mattina ) e con il mio
zaino ( con tuta una serie di sacchetti di plastica attaccati tipo
zingaro perchè non ci stava dentro nulla ) vado a Los Charamicos, accompagnato
da Thomas, a prendere il pulman della Caribe Tours che sarebbe partito
verso le 05:00 alla volta di Santo Domingo perchè il punto
di incontro stabilito era Boca Chica.
Ci saranno state 7...8 persone ma una rompi palle haitiana decide
di sedersi proprio al lato mio. Giustamente mi incazzo e mi sposto.
Ma, attenzione, nel seggiolino opposto al mio un tizio decide di aprire le tende del
finestreino...chissà che cazzo aveva da guardare fuori che era un buio
della Madonna...va bè, mi giro dall'altra parte e provo a dormire.
Arrivo alla fermata della capitale in perfetto orario e chiedo informazioni
su quale mezzo prendere per andare a Boca Chica. Risposta:
vai dall'altro lato della strada e fa segni ai pulmini che passano.
Così faccio e vengo raccolto dopo pochi minuti da una guagua
sgangherata il cui "controllore" mi dice che mi avrebbe fatto scendere
alla fermata da dove sarebbero partiti i pulman alla volta di Boca Chica.
Lo seguo alla lettera fino a quando dice all'autista di bloccarsi nel
bel mezzo della strada, mi dice di scendere e di salire sul
mezzo che non poteva muoversi proprio perchè era stato bloccato dal nostro.
Spiega al volo alll'autista dove dovevo andare e si riparte....
fino al quartiere di Andrés però perchè quì si doveva cambiare ancora una volta
per arrivare, finalmente, al parco centrale di Boca Chica.
Viaggio movimentato ma sono in perfetto orario. Abbastanza stanco,
vado subito alla mia sistemazione ( che mi era stata
trovata da Sergio ) il Condo Cindi. La posizione è la più
centrale che si possa chiedere ma per quanto riguarda i servizi lascerei
perdere. Mi presento e mi viene assegnata la camera: per cominciare,
manca la televisione ed il ventilatore non va. Vado subito a riferire
e mi dicono che avrebbero risolto tutto in breve tempo...
Mi faccio una doccia ed esco non prima di aver notato che il mio letto non
era propriamente stabile.
Comincio ad aggirarmi per il centro e noto che l'impressione avuta l'anno scorso
era corretta: quì la situazione è migliorata notevolmente.
Confermo le impressioni positive avute l'anno passato.
Continuo ad aggirarmi per le vie in attesa che arrivi Cristiano da Bayahibe.
Si presenta verso le 19:00 e prende possesso del suo alloggio:
vedendolo mi ritengo fortunato di ciò che mi era stato assegnato.
La cosa peggiore è che lui non ha l'acqua calda e quindi il giorno dopo gli
verrà cambiata la stanza.
Si tratta di una camera fatiscente ma per rendere a pieno l'idea,
vi invito ad andare sul mio canale YouTube e guardare
il video dal titolo "La camera di Cristiano".
perchè le immagini a volte rendono più di mille parole.
Il tempo è molto buono e passiamo parecchio tempo
della giornata in spiaggia.
Le giornate si susseguono in maniera molto simile:
ci si alza abbastanza presto, colazione da Michele il siciliano,
spiaggia o al Puerco Rosado o al Bocana, rientro in stanza per la doccia,
cena al Trastevere dell'amico Carlo e chiusura bevendo qualche
cosa sulla Duarte. Tutto questo fino al giorno da me più atteso:
la partenza per Pedernales. Da anni avevo in programma di visitare questo
luogo ed ora, finalmente, si può andare.
La partenza, è fissata alle 09:00, per quell'ora ci verrà consegnata la
macchina che abbiamo preso a noleggio.
Si firmano i vari documenti del caso, saliamo in macchiana, Cristiano accende
e...il cambio non funziona.
Primo intoppo...e dobbiamo ancora partire.
La macchiana ci viene sostituita ma non subito: prima un tipo cerca
di sistemarla, poi l'auto sostitutiva non c'era...morale partiamo alle 10:30.
Abbastanza innnervositi, ci muoviamo direzione capitale ma prima attacchiamo
il navigatore che diverrà protagonista in negativo più avanti.
Santo Domingo è molto vasta, si tratta della città più grande dei Caraibi,
quindi può essere piuttosto facile perdersi. Ad un certo punto
Cristiano decide di staccare il cellulare - navigatore dal vetro e tenerlo
in mano. Non faccio in tempo a dirgli che si tratta di una mossa non
buona che veniamo affiancati da una moto della Policia Nacional che ci ferma.
La loro intenzione è quella di multarci.
Ed intanto il tempo passa...
Cristiano prova e riprova ad evitare la multa ma ormai i poliziotti sembrano
decisi. Io, che ero stato zitto fino a quel momento, mi avvicino
ad un poliziotto, gli dico che ha ragione poi faccio in modo che noti il mio
tatuaggio. Vedo subito che sorride poi chiama il suo collega e gli fa:
"guarda, è liceysta". Sorride anche l'altro, mi chiede da quanti anni
venissi nel Paese poi mi dice che possiamo andare ma di rispettare,
da ora in avanti, il codice della strada: il mio tatuaggio ha colpito ancora.
Si riparte, in netto ritardo sulla tabella di marcia.
Tutto prosegue bene, senza intoppi...almeno adesso. Ci si ferma a mangiare
qualche cosa poi ci si rimette in marcia. Si arriva in zona Barahona
e si cerca di raggiungere il Lago Enriquillo ossia la depressione
più grande di tutti i Caraibi. Arriviamo ad un bivio:
ci sono una serie di cartelli che indicano tutti di andare verso destra.
Sono ben segnalati tutti i punti di interesse turistico con i kilometri che mancano
per raggiungerli. Se si decidesse, invece, di andare verso sinistra, non ci sono
indicazioni. Ci si consulta e diventa protegonista il navigatore di Google.
Cristiano, infatti, mi fa notare che il diabolico apparecchio segnala che andando
verso sinistra avremmo fatto molata meno strada. Io spingo per andare
nell'altra direzione ma lui si fida troppo del navigatore quindi si va a sinistra.
Ad un certo punto appare il lago ma non sembra ci sia modo di avvicinarsi.
Proseguiamo ancora e, quando siamo abbastanza in prossimità
della riva ci fermiamo. Per arrivare più vicino, camminiamo su di un sentiero
pieno di fango, passiamo sotto un filo spinato ed eccoci quasi in acqua.
Mi sorge un dubbio: ma sarà questo il punto di interesse turistico del
lago ? Sinceramente fa cagare...poi, dopo pochi secondi comincio a sentire pizzichi
ovunque, mi colpisco il braccio con la mano e vedo che con un solo colpo
ho fatto fuori cinque zanzare: siamo assaliti. Via di corsa quindi.
Mentre ce ne stiamo andando più velocemente possibile mi squilla il
cellulare. E' Thomas che mi saluta e chiede dove sono. Gli rispondo e
lui mi fa: "scappa subito che prendi il dengue !" Alla faccia...
Risaliamo velocemente in macchina e ripartiamo. Io rifletto
sull'accaduto e mi dico che sicuramente avevamo sbagliato strada.
Al mio rientro a Sosua, poi, l'amico Flavio che aveva visitato questa zona
da conferma alle mie titubanze: perfetto, dovrò tornare al
Lago Enriquillo. Proseguiamo in direzione Pedernales e la strada, ad un certo
punto, diventa leggermente dissestata e senza asfalto.
E non c'era nessun cartello stradale. Cristiano, sarà il caso di tornare
indietro e fare l'altra strada ? No, il navigatore dice
che andiamo bene...queso è un breve scambio di battute che abbiamo.
Ad un certo punto vediamo una piccola capanna con fuori un signore.
Ci fermiamo e gli chiediamo se siamo sulla buona strada per Pedernales.
Lui si avvicina e ci dice: "si, da quì si va a Pedernales ma fate attenzione fra poco la strada
sarà molto pericolosa". Ringraziamo e ripartiamo guardandoci un pò
preoccupati. Ad un certo punto arriviamo ad un cancello di legno.
Davanti capeggia un cartello con su scritto Sendero Bosque Ensueño.
Scendiamo dalla macchina. Ci si avvicinano due guardie che ci aprono.
Dicono che per passare, visto che era una zona protetta, dovevamo pagare 100 pesos
a testa. Ok, nessun problema ma non li da loro.
Dovevamo tornare indietro non so dove fino ad una fantomatica casetta
dove avremmo dovuto comprare il ticket.
Gli diciamo che non avevamo visto nulla. "è normale" dicono loro,
"non è segnalato". Gli chiediamo di farci il favore di farci portare da un loro collega
il tagliando. Lo chiamano. Ok, ci faranno questo favore.
Mentre aspettiamo ( circa 40 minuti ) scambiamo quattro chiacchere con loro.
Ci chiedono se la nostra macchina avesse il 4 x 4 perchè altrimenti per
noi sarebbe stato molto problematico. Cristiano, sconsolato, dice di no.
Ma decide che si deve proseguire: il navigatore parla chiaro.
Arriva il loro collega, paghiamo, ci augura buona fortuna e ci guarda
come se stessimo cercando di compiere la scalata del K2.
Ci rimettiamo in marcia. Ad un certo punto la strada già decisamente
pietosa, diventa una vera e propria mulattiera che attraversa il bosco:
più di un'ora per fare meno di 5 kilometri poi la macchiana non riesce ad andare
avanti. La notte sta sopraggiungendo. Non si può rischiare. Giriamo,
con grande difficoltà, il nostro mezzo e torniamo indietro.
Ora, si deve tornare fino a Barahona per se vogliamo raggiungere la nostra meta.
Incazzati come antilopi, ci dirigiamo più in fretta possibile prima verso l'uscita
di questo percorso terribile, poi verso Barahona.
Quì sopraggiunge la fame. Vediamo un ristorante, o presunto tale,
che esternamente aveva un cartello con su scritto menù alla carta.
Ci fermiamo ed entriamo. Bene, il menù alla carta era pollo con yuca:
alla faccia del cazzo !!!
Dopo esserci rifocillati un pò alla meglio si riparte.
Cristiano, che era già stato a Pedernales, fa commenti sulla strada che
attualmente stavamo percorrendo dicendo che è nettamente meglio
rispetto a quando ci era andato lui.
Arriviamo all'hotel che avevo provveduto a prenotare, il Doña Chava, alle 23:30
circa...da notare che avevamo previsto di arrivare per le 16:30.
Ci stavano aspettando ed un signore piuttosto assonnato ci da le chiavi della camera
e si va a dormire.
La stanza è veramente molto carina: essenziale, pulita e accogliente con
alcune cose un pò pittoresche tipo una coperta che, visti i colori, sembrava peruviana
ed un tappeto con su disegnati i dinosauri.
Il giorno dopo mi sveglio per primo e vado in esplorazione.
Il posto è ok, inserito all'interno di un bel giardino. Vado a fare
colazione e chiedo qualche consiglio sul luogo ad uno dei proprietari.
Poi, quando si alza anche Cristiano, ci mettiamo in marcia verso
Bahia de Las Aguilas.
Arrivati, già si capisce da subito che si tratta di un vero e proprio paradiso.
Arriviamo all'ingresso dell'area protetta. Da quì,
per accedere alla spiaggia, abbiamo due possibilità:
andare in macchina dentro il parco percorrendo un sentiero suggestivo
con la possibilità di incontrare iguane oppure via mare accordandoci con un barcaiolo.
Optiamo per la seconda solo per una ragione: anche quì sarebbe
servito il 4x4. La spiaggia è praticamente deserta,
c'erano solo due matti con la tenda da campeggio.
Passiamo quì alcune ore poi ci facciamo riportare indietro.
Ci fermiamo nell'unico ristorante che c'era: bello il posto ma prezzi
troppo alti e lentissimi nel servizio: essendo gli unici se ne approfittano.
Rientriamo in albergo per una doccia, poi andiamo a fare un giro per la tranquillissima
Pedernales. Questo posto si trova a soli tre minuti di auto dal confine con Haiti
quindi andiamo a dare un'occhiata.
Rispetto alla frontiera nord, quella con Dejabon, questa è decisamente più piccola
e molto meno affollata. Ci sono i soliti haitiani frontalieri che sono in attesa di
eventuali turisti curiosi che vogliano sconfinare.
Cristiano parla un pò con l'unico militare dominicano di frontiera
evidentemente annoiato e probabilmente anche un pò ubriaco.
Poi torna da me e mi fa: "ci fa passare anche senza passaporto".
No, no. non ne voglio sapere. Tanto più che si, è vero che lui ci fa
passare ma superato il confine, siamo in un'altro paese e quì il passaporto lo vogliono.
Torniamo indietro ed andiamo a farci una birra e due foto sul malecon.
Poi cena e si va a nanna: Pedernales non offre tanto per la vita notturna.
la mattina dopo, appena fatta colazione lasciamo le stanze e rientriamo a Boca Chica.
Lui aveva già deciso di cambiare hotel mentre io insisto con il Condo Cindi.
Arrivo e mi dicono che la stanza dove stavo in precedenza, quella che
avevo prenotato non c'era e fanno per darmi quella dove stava Cristiano.
Mi incazzo come un'aquila e comincio ad alzare il tono della voce.
A questo punto, il receptionista prende coraggio e bussa alla coppia
che stava occupando il mio alloggio. Si dimostrano disponibili e si spostano
ma intanto a me tocca aspettare quasi 1 ora per prendere possesso della stanza e farmi
una bella doccia.
Quando entro vedo che manca la televisione. Quindi scendo
e dico chiaramente: "volete l'intera cifra pattuita ? Benissimo,
datemi la stanza come realmente deve essere".
Mi danno rassicurazioni. Così esco e vado a vedere dov'è Cristiano
poi andiamo in spiaggia.
La sera, faccio presente al ragazzo del ricevimento che saremmo
andati via per tre giorni e che al nostro ritorno volevamo
l'appartamento grande all'ultimo piano.
Ci dice che non c'erano problemi.
Così, dopo due giorni partiamo in direzione Bayahibe.
Io, sinceramente, non ero molto convinto perchè ho sempre immaginato
queste zone come luoghi dove i resort la fanno da padrone.
Cristiano fungeva da guida, conoscendo i luoghi inquanto li aveva visitati
svariate volte. Arriviamo nella zona "Pueblo Bayahibe" e ci sistemiamo
alla Cabaña Thaino. E' un alloggio che mi piace molto per svariati motivi:
è economico, pulito, c'è tutto ciò che può servire ed è in centro.
Devo, però dire la verità, Pueblo Bayahibe è talmente piccolo che in pratica
è tutto centro !!! Usciamo per fare un giro di ricognizione e Cristiano mi
mostra l'ingresso al Parco Nazionale dell'Est, la spiaggia da dove partono le barche per
l'escursione a Saona e la piccola spiaggia. Complessivamente, il giudizio su
Bayahibe è buono: è un luogo ideale per rilassarsi per due / tre giorni molto
tranquillo e vicino a punti turistici che possono risultare interessanti.
I nostri tre giorni quì li diviamo nel seguente modo:
il primo di assestamento alla nuova località,
il secondo sull'Isola Catalina ed il terzo in escursione verso
Bavaro e Punta Cana.
Vedo anche la parte di Bayahibe dove sono collocati i resort:
se dicessi che è brutta, mentirei ma non è ciò che cerco in un viaggio.
Infatti, quì la spiaggia libera è veramente molto piccola ed intorno ai resort non c'è nulla.
Sull'Isola di Catalina ero già stato altre 5 volte ( quindi è evidente che mi era
piaciuta ) e visto che Cristiano non ci aveva mai messo piede, decidiamo di andarci.
La giornata è assolata  e personalmente molto divertente anche se devo dire
che al momento dell'iscrizione a questa gita ci era stato detto che l'aragosta
alla griglia era compresa nel prezzo: in realtà non era così ma abbiamo
comunque mangiato come lupi ugualmente.
Le delusioni più grandi di tutti i miei viaggi sono state Bavaro e Punta Cana.
Già prendendo la strada che conduce a queste località, si capisce che
l'ambiente è differente da quello classico dominicano: le strade sono perfette,
illuiminate, piene di indicazioni e con le piante tagliate alla perfezione.
Lungo la strada, noto la presenza di svariati parchi a tema che saranno le uniche
distrazioni per i turisti alloggiati nei villaggi turistici visto che non c'è altro.
La zona della spiaggia libera di Bavaro è minuscola e, oltretutto, il mare
si sta divorando la sabbia. Ci fermiamo a mangiare alla Dolce Vita,
piccolo ristorantino sulla spiaggia gestito da una simpatica signora italiana.
Ci siamo trovati bene ed avrei messo volentieri il link del ristorante
ma, purtroppo, ho saputo dalla diretta interessata che dopo un mese l'oceano le aveva distrutto
il locale ed il comune non le ha dato il permesso di sistemarlo.
Ci spostiamo poi in direzione Punta Cana ed andiamo a visitare
Playa Juanillo: bella spiaggia, certo, ma personalmente in queste zone
non tornerò più: ripeto per me la Repubblica Dominicana, quella vera,
è un'altra cosa.
Rientriamo poi a Bayahibe e la mattina dopo torniamo a Boca Chica
dove ci aspetta una "bella sorpresa".
Infatti, l'appartamento che avevamo riservato al Condo Cindi, non solo era stato
affittato ma il receptionista, che avevo avvertito sull'ora del nostro arrivo,
ha ben pensato di chiudere tutto e di andarsene. Abbiamo aspettato
venti minuti poi siamo andati all'Hotel Azzurra ( non molto lontano )
posto gradevole, economico ed in centro.
Andremo,in seguito a Sosua dove Cristiano si fermerà un paio di giorni per poi
ripartire. Ci si rivedrà a febbraio sempre quì a Sosua.
Altro personaggio conosciuto nel corso di questa vacanza è Daniele Guidoni:
romano verace, vive ai Caraibi da anni e risulta essere una persona molto
piacevole ed informata su svariati argomenti.

NOVEMBRE - DICEMBRE 2016 / GENNAIO - FEBBRAIO 2017

In realtà, questo viaggio è cominciato il 28 di ottobre. Il motivo è presto detto: la
compagnia aerea Condor, vola di venerdì. Qualche giorno prima della partenza, mi
chiamano dall'agenzia viaggi ( ebbene si: il biglietto costava meno in agenzia che su internet )
dicendomi che c'erano dei cambiamenti riguardanti il mio biglietto. Già mi stavo innervosendo
mi immaginavo ritardi ulteriori ( la partenza era prevista quasi verso le 11:00 della mattina
contrariamente agli altri anni quando era prima delle 07:00 ). Invece, mi arriva
un'ottima notizia: avrei volato in prima classe per entrambe le tratte di andata: eccellente !!!
Come sempre, non riesco a prendere sonno e, dopo qualche ora di televisione, vado
in strada ad aspettare il taxi che mi avrebbe condotto alla fermata della
navetta che da Rimini mi avrebbe condotto all'aeroporto di Bologna.
Puntuali sia il taxi che la navetta. Non sono neanche le 06:00 di mattina e sono già
pronto ad imbarcare la valigia. Noto subito una cosa: la ragazza di Condor, applica sul
mio bagaglio una targhetta con su scritto " prioritario ". Non sto tanto a pensare a
questa cosa perchè, subito dopo, mi dice che avrei potuto attendere in sala VIP.
Ci vado subito e sfrutto tutti i vantaggi della prima classe: giornali, computer, wi fi,
televisione, colazione libera e gratuita ed ingresso prioritario.
Bè...la prima è la prima.
Una volta arrivato a Francoforte, anche quì sfrutto tutto ciò che la sala VIP riservata
ai possessori di biglietti di prima classe offre..
L'aereo che mi condurrà in Dominicana, è decisamente comodo, si mangia
molto meglio che in seconda classe e, cosa molto importante, i sedili
diventano quasi un letto...ed io me la dormo fino all'arrivo.
I vantaggi continuano ad essere evidenti anche all'arrivo perchè per primi fanno sbarcare i passeggeri
di prima classe quindi arrivo senza intoppi al punto dove si acquista la
carta turistica e, poi, alla dogana.
Al momento del ritiro bagagli, capisco l'utilità della targhetta " prioritario " sul bagaglio:
le valige con questa dicitura, escono per prime così la mia valigia è la quinta a comparire.
Subito la prendo ed esco. Non c'era Silvio ad attendermi ma un'altro taxista:
poco male, l'importante è che si muova e mi porti al mio appartamento.
La signora Carmen, mi da lo stesso dell'anno scorso: perfetto.
Mi faccio una doccia, mi sistemo ed esco per la cena.
Una cosa che noto da subito è una certa freddezza nei miei confronti sia da parte dei camerieri
sia da parte dei gestori del ristorante dove andavo da anni ( non citerò il nome volutamente ).
Tutto il periodo che va dal mio arrivo fino alla mia partenza per Boca Chica ( quindi verso il 21
novembre ) sarà caratterizzato ( a parte rarissime occasioni ) da piogge incessanti che
metteranno tutta la provincia di Puerto Plata i stato di allarme e provocheranno gravissimi danni
alla popolazione e al territorio. Sulla pagina Facebook a cui fa riferimento questo sito,
si possono vedere foto ed articoli relativi a ciò che è successo.
Altra cosa che ha caratterizzato questa mia prima parte di vacandza è stato
il mio volontario allontanamento da quello che dal 2007 era stato la mia base,
il mio punto di ritrovo. Non starò quì a spiegare cosa è capitato, mi limito solo
a dire che un cliente che va in un posto da 10 anni, deve essere trattato in guanti
bianchi non preso in giro e considerato come zavorra.
Questo inconveniente, mi porterà a mettermi alla ricerca di un nuovo ristorante ove
mangiare e che, possibilmente, possa essere un luogo di aggregazione.
L'amico Daniele Guidoni mi da alcune dritte ed è grazie a lui che scopro il ristorante
OTTIMO. Inizio a frequentarlo prima per la colazione, poi anche per pranzo e cena.
Alessandro Mazzotta, il titolare, si dimostra immediatamente un'eccellente persona attenta
ad ogni più piccola esigenza del cliente. Il locale, è veramente molto bello: location
eccellente ( presente unapiscina ), ambiente molto fine ed elegante, personale decisamente attento
( sempre considerando che si tratta, comunque, di dominicani ) ai clienti.
Ho trovato la mia " nuova base ". Voglio specificare una cosa: io non sono una persona
che, quando va in un hotel o un ristorante, vuole che gli si " lecchi il culo "...sono
solo uno che paga come gli altri e vuole essere trattato in modo dignitoso...tanto per essere chiari.
La prima parte della vacanza, fino a circa la fine di novembre, è caraterizzata dal brutto tempo.
Una perturbazione, infatti, stazionerà sul Paese ( sopratutto sulla costa nord ) provocando innumerevoli
disagi dovute alla pioggia caduta copiosamente sul suolo dominicano.
Dove mi trovavo io, El Batey, è stata una sorta di "isola felice" ma tutto intorno inondazioni
gigantesche hanno distrutto moltissime case e strutture compresa una parte del ponte che si trova
all'altezza della città di Imbert. Certo io stando diverso tempo mi facevo pochi problemi
ma amici come Mirko "il Tedesco" e Stefano di Como si sono visti rovinate le loro
vacanze. Una costante di tutta la mia permanenza in Repubblica Dominicana, è
la presenza dell' " Avvocato " un personaggio che avevo già avuto modo di conoscere l'anno
scorso. Si tratta di una persona certamente culturalmente molto preparata che conosce
svariati argomenti ( quindi, da questo punto di vista, la sua compagnia potrebbe essere
anche piacevole ) ma, purtroppo, decisamente troppo invadente e completamente
incurante delle idee e dei pensieri di chi lo circonda. Questo suo comportamento
veniva mal tollerato dalla maggior parte delle persone che avevano avuto
anche un minimo contatto con lui e molti al solo vederlo, cambiavano strada.
Il 21 novembre, sarebbe arrivato Cristiano quindi io mi sarei mosso alla
volta di Boca Chica per raggiungerlo. Quest'anno decido di non partire prestissimo: mi
muoverò con Metro alle 08:20. Il mio nuovo zaino modello campeggiatore, si
rivelerà decisamente comodo e non dovrò, come l'anno passato, andarmente in giro con mille borsette
in plastica. Arrivato alla fermata di Santo Domingo della Metro noto subito che,
per chi vuole salire su un'altro pullman, è più scomoda. Infatti non è come nel caso
della parada del Caribe Tour che subito fuori si può prendere un'altro mezzo pubblico:
in questo caso sono più lontane e, se non si vuole camminare, bisogna salire in taxi.
Ti chiedono circa 300 pesos per portarti alla fermata degli autobus diretti a Boca Chica.
Abbastanza innervosito per questa cosa ed anche stanco per il viaggio mi accordo con un taxista e mi faccio portare
direttamente in albergo a Boca Chica. La sistemazione è al Rig Hotel ossia dove avevamo
soggiornato Cristiano ed io una volta arrivati alla "spiaggia della Capitale".
A me, esattamente come l'anno scorso, va molto bene.
Mi sistemo poi vado a farmi un giro in attesa dell'arrivo di Cristiano.
Anche quì, però, come a Sosua il tempo fa abbastanza cagare.
Cristiano arriva in serata poi si va a mangiare al " Trastevere " ristorante
da noi utilizzato già l'anno passato. Il giorno dopo si comincia a fare il punto della
situazione. Il sole quì è certamente più presente che al nord ma sinceramente
ci aspettavamo una situazione climatica migliore. Mentre eravamo in spiaggia,
un signore ci sente discutere riguardo Las Terrenas e ci fa presente che la
il tempo era decisamente pietoso. Decidiamo di chiamare Agostino ossia il gestore
della struttura in cui avremmo dovuto soggiornare. Molto gentilmente, ci consiglia
di non andare da quelle parti per non sprecare soldi visto che la situazione
metereologica era agghiacciante. A questo punto cominciano i dubbi di Cristiano
che lo affliggeranno fino alla fine della sua permanenza in Dominicana.
Decide, visto che 4 giorni fra Samanà e Las Terrenas sono saltati,
sarebbe stato meglio per lui anticipare il rientro in Italia così mentr lui va in
agenzia per cambiare la data di rientro, io comincio a telefonare ai vari alberghi
che avevamo prenotato per soggiornare nel proseguo del nostro tour.
A Boca Chica, incontriamo Giammarco ( figlio di Carlo del Trastevere ) accompagnato dalla
fidanzata e dall'amico Roberto ed, in seguito Danilo e la moglie arrivati da queste
parti per il loro viaggio di nozze. Formeremo un bel gruppetto per alcuni giorni.
Immancabili come sempre alcuni personaggi locali prima fra tutti Dolores.
Arriva il giorno della partenza alla volta di Pedernales, il giorno prima arriva l'amica
Gabi e tutti e tre verso le 09:30 prendiamo la macchina e ci accingiamo a partire.
L'esperienza dell'anno passato, ci aiuterà a non sbagliare strada.
Controllo di polizia all'uscita dalla capitale e poi via senza intoppi. Arrivati nei pressi di Barahona,
seconda idea di Cristiano che mi propone di fermarci qualche minuto per vedere l'hotel Costa Larimal
luogo nel quale aveva soggiornato con Fabrizio qualche anno prima.
La struttura esternamente è bella ma i costi sono decisamente alti
considerando che si sta parlando di Barahona una città che anche la Guida Lonely Planet
indica come "luogo inutile". Gli faccio presente che avevo già prenotato un altro
albergo, i prezzi sono molto diversi ma lui è irremovibile e non vuole neppure
entrare a vedere ciò che io avevo prenotato da mesi dicendo che non gli sembrava sicuro.
Al massimo avrebbe lasciato li Gabi e me e lui se ne sarebbe andato al Costa Larimal.
Io abbozzo e, nonostante per me non sia conveniente in alcun modo, decido che il
mio tour era programmato con lui e che si doveva rimanere assieme.
Si riparte e si fa un'ulteriore fermata alla Laguna di Oviedo.
Quì parliamo con un signore che ci propone una escursione molto interessante.
Decidiamo di proseguire e che ci saremmo fermati al ritorno.
Arriviamo a Pedernales in perfetto orario, ci sistemiamo in hotel poi andiamo a mangiare qualche cosa.
Al calar del sole, ci dirigiamo sul malecon a farci una birra e a guardare il tramonto.
Notiamo che il mare si èletteralmente divorato la spiaggia.
Poi, però, dobbiamo andarcene perchè le numerose zanzare ci stavano massacrando.
Il giorno dopo si parte alla volta del paradiso: destinazione Bahia De Las Aguilas.
Il tempo è dalla nostra parte, cielo azzurro, caldo assurdo.
Arriviamo a prendere la barchetta e ci facciamo portare sulla spiaggia.
Passiamo alcune ore quì poi, su suggerimento del barcaiolo, andiamo a visitare
un'altra spiaggia che però è sparita causa l'ultimo uragano.
Nel pomeriggio si rientra a Pedernales e ci si prepara per la cena.
Il giorno dopo ci organizziamo per ripartire ma prima andiamo alla frontiera
perchè il venerdì c'è un interessante mercato internazionale haitiano nel quale
gli abitanti che vivono dall'altro lato della Hispaniola, vendono i loro prodotti.
Lungo la strada che ci avrebbe condotto a Barahona ecco una nuova proposta di Cristiano:
saltiamo la Laguna di Oviedo, stiamo una sola notte a Barahona e andiamo subito al Lago Enriquillo.
La proposta decisamente non mi piace ma accetto. Ci si ferma a pranzare nella suggestiva
zona di Los Patos dove il fiume si congiunge con il mare. Foto di rito e bagnetto in un mare
caldo ma molto agitato. Arrivati nei pressi di Barahona, notiamo il bivio per
la miniera del larimal ma senza un 4x4 è impossibile arrivarci.
Arrivamo a destinazione, appoggiamo i bagagli in camera poi mentre Gabi va a fare
una visita ad una zia, Cristiano ed io partiamo alla volta del Lago Enriquillo.
Come per arrivare a Pedernales, anche questa volta non sbagliamo più strada e prendiamo
per La Descubierta. Attraversiamo svariati paesi prima di arrivare al punto
del lago da cui partono le escursioni per l'isola de Los Cabritos.
Parcheggiamo e svariate iguane rinnoceronte si avvicinano incuriosite.
Il baracchino delle informazione dove si può anche acquistare cibo per alimentare le iguane è chiuso.
Anche l'escursione non si può fare perchè è tardi. Riusciamo ad intravvedere uno degli abitanti del
lago: un coccodrillo americano.
La notte si sta avvicinando e, dopo un breve consulto Cristiano ed io decidiamo di non
ripercorrere la stessa strada perchè la presenza dei paesi vuole anche dire
moltissimi dossi che rallenterebbero la nostra marcia. Per questo allunghiamo
a livello di kilometri ma sicuramente non di tempo.
Arriviamo vicinissimi ( a soli 3 Km ) alla frontiera di Jimani ma la notte ci consiglia
di non fermarci e proseguire. Alle 20:00 arriviamo in hotel.
Doccia e poi cena. Il giorno dopo Cristiano ha problemi alla schiena e preferisce
comprare un nuovo biglietto e rientrare in Italia. Porta Gabi e me alla fermata della
Metro in capitale e ci salutiamo. Sono quasi le 16:00 per questo io, dopo aver fatto
qualche veloce calcolo, decido che è meglio spendere di più e rientrare a Sosua in taxi.
Il resto della vacanza prosegue tranquillamente, faccio nuove conoscenze e rivedo
vecchi amici. Con due di loro, Fausta e Massimo di Bolzano, andrò a visitare la fabbrica
del Brugal a Puerto Plata. Ora si pagano 5 dollari di ingresso ma il tour è molto più completo,
ci vengono offerti assaggi di rum e, alla fine del giro, la nostra guida non resta ( come
fino a poco tempo fa capitava ) in attesa della mancia perchè ora, al contrario di prima,
si paga l'ingresso. Con un altro amico, Gianni di Milano, andrò a visitare Santiago
città che sinceramente, non mi dice molto. Consiglio una visita in giornata
per visitare il Monumento, la Fabbrica del tabacco Aurora, e poco altro.
Nel mezzo, le cene di Natale e fine anno all'Ottimo, il compleanno di Alessandro, le
chiaccherate pomeridiane con Antonio ( e Lisa ) gli scambi di opinioni con
l'altro Antonio, i programmi per il prossimo viaggio abbozzati con Luca di Jesolo e le
continue rotture di cazzo dell'Avvocato.
Il tempo score via ed arriva il momento della partenza: verso le 16:00 saluto tutti
e mi avvio in taxi verso l'aeroporto....ma il tempo passerà in fretta !!!

NOVEMBRE - DICEMBRE 2017 / GENNAIO - FEBBRAIO 2018


....Scusatemi...sono in ritardo con i miei racconti....












ATTUALMENTE, HO CONCLUSO I MIEI RACCONTI DI VIAGGIO....ALLA PROSSIMA !!!
 
Copyright 2015. All rights reserved.
Torna ai contenuti | Torna al menu