# Haiti...pagina speciale - Cosa fare a Santo Domingo ? - Santo Domingo Staff

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# Haiti...pagina speciale

E' il giorno 14 febbraio 2015,
Cristiano ed io ci alziamo sperando di trovare il sole per
svolgere " l'escursione di punta " ( anche perchè non penso se ne possano fare altre )
proposta dalla ridente cittadina di Montecristi ossia Los Siete Hermanos.
Purtroppo, però, il tempo non è buono quindi, mentre siamo seduti
a fare colazione ci interroghiamo sul da farsi.
Tre erano le possibilità:
1 ) rientrare a Sosua nella tristezza più totale;
2 ) abbandonare Montecristi ed andare ad esplorare città come Mao ed Esperanza;
3 ) sconfinare ed andare ad Haiti.
Cristiano non aveva una idea ben precisa su dove recarsi mentre io
ero attratto da Haiti. L'altro lato della isola Hispaniola, non è famoso
per la sua sicurezza quindi, intanto, abbiamo deciso di avvicinarsi andando a Dajabon.
Quì capiamo presto dove si trova il confine, scendiamo dalla macchiana ed andiamo a
parlare con uno dei militari di frontiera. Intorno a noi, numerosissimi haitiani che ci
propongono gite turistiche nelloro paese.
Io mi guardo intorno e la prima cosa che mi viene in mente è una domanda:
ma come fanno tutti questi haitiani a stazionare senza documenti in
Repubblica Dominicana senza essere reimpatriati ?
Cristiano dialoga fitto con un militare di frontiera, io non presto molta
attenzione a ciò che si dicono ma una frase di quel ragazzo mi rimane ben
impressa: "io vi posso proteggere quì, dall'altro lato non posso fare nulla ".
Un tipo haitiano senza tre dita era più insistente di altri e si mette vicino a Cristiano e al suo
interlocutore per capire se ci sarebbe stata maniera di poter guadagnare
qualche cosa. Alla fine si convince, fa parlare il monco con il militare che
gli dice di comportarsi bene perchè noi saremmo stati sotto la sua responsabilità.
Poi, forte del fatto di saper ben parlare il francese, Cristiano si accorda con
l'haitiano sul prezzo e sul tragitto. Così quest'ultimo va prima ad accordarsi con un
taxista dall'altro lato della frontiera ( perchè con la
nostra macchina non è consigliato sconfinare ), poi ritorna e ci accompagna dentro ad Haiti.
Il cancello azzurro che divide i due Paesi si apre ci troviamo di fronte ad
uno scenario inquietante: numerosissime persone lungo il ponte che divide i due stati
ed altrettante dentro il fiume sotto di noi che si lavano.
Andiamo a fare il visto tenendo ben in mente che entro le 17:30 saremmo dovuti
rientrare obbligatoriamente altrimenti avremmo dovuto rimanere lì fino
al giorno seguente. I telefoni non funzionano più, ora siamo nelle mani
del monco. Si parte...lungo la strada numerose baracche e conteiner
offerti dai vari paesi dopo il terremoto di qualche anno prima. Notiamo entrambi
che le piante sono tutte mozzate in alto quindi non potevano più produrre
frutta. Prima teppa la città di Ouanaminthe.
Questo luogo è dove i turisti che si trovano in Dominicana vengono portati se
vogliono sconfinare perchè è vicina alla frontiera ed un giorno alla settimana c'è
un grande mercato. Noi due ci scambiamo opinioni e pensiamo che si possa trattare
di una località abbastanza decente: niente di tutto ciò.
Un posto veramente del cazzo dove non c'è nulla. Sovraffollato e con un traffico infernale.
Decidiamo di non fermarci e di proseguire verso Cap-Haïtien ex capitale del paese.
La nostra guida ci dice che quì è stato costruito un aeroporto internazionale e che
c'è una zona ove attraccano le navi da crociera. Bè, sicuramente si tratterà di
un luogo interessante...questo è ciò che pensavamo entrambi prima di arrivarci.
E' realmente difficile descrivere lo schifo assoluto di questa città.
Una sporcizia inimmaginabile, gente ovunque ammassata come formiche,
condizioni igieniche da brividi. Due cose mi rimarranno sempre indelebili nella memoria
ripensando a Cap-Haïtien: il monco che ci dice " questo è il malecon ". Che c'è di strano
penserete Voi ? Ve lo dico subito...si trattava di una striscia infinita di immondizia  situata a ridosso
del mare. Poi, la seconda, una bambina che avrà avuto 5 o 6 anni che raccoglieva dell'acqua
direttamente da una cascatella che usciva da una fogna a cielo aperto.
Da brividi. Facciamo una breve sosta ma non vediamo l'ora di ripartire verso la nostra
terza tappa: la Citadelle Laferrière.
Si tratta di una mastodontica fortezza posta sulla cima al monte Bonnet a L'Eveque
alto un pò meno di mille metri sita a 25 Km, più
o meno, a sud di Cap-Haïtien. Questo posto ci interessa particolarmente
perchè dallanno 1982 è stata inserita all'interno della lista dei patrimoni
dell'umanità dell'UNESCO  e risulta essere la fortezza dalle dimensioni maggiori
in tutto l'emisfero nord. Fu costruita per difendere Haiti dalla possibilità di invasione
da parte dei francesi. Vi lavorarono 20000 persone  e molte
di queste morirono durante i duri lavori per realizzarla dal 1805 al 1820.
La posizione sulla quale venne creata, era decisamente strategica perchè permetteva di vedere sia
le terre interne che la costa.
La sua costruzione fu decisa da Henri Christophe, personaggio che si era auto
proclamato re della parte nord del paese dopo aver attuato un colpo di stato assieme
ad Alexandre Sabes Pétion ( con il quale si spartì il territorio ) per deporre l'imperatore
Jean-Jacques Dessalines. Il "re del nord" aveva le idee chiare:
se ci fosse stata una invasione, avrebbe fatto bruciare e distruggere tutto ciò
che si trovava nei pressi della costa e si sarebbe nascosto all'interno della fortezza.
Henri Christophe si suicidò nel 1820 visto l'ammutinamento del suo
esercito dovuto ad una situazione difficile in cui versava la popolazione.
Arriviamo nei pressi della fortezza e, dopo aver pagato il biglietto, entriamo all'interno
di questa gigantesca struttura considerata uno dei simboli di Haiti.
E' un complesso veramente enorme che si estende per oltre 10000 metri quadrati.
E' talmente grande che poteva contenere scorte di acqua e cibo sufficienti a sfamere cinquemila
persone per un anno. Cominciamo a girovagare all'interno di queste rovine e scattiamo
varie foto. Uno strano individuo, ci segue per tutto il tempo nell'intento di
farsi dare dei soldi spacciandosi da guida. E' una struttura veramente
sorprendente che, anche se restaurata più volte nel corso degli anni, ha mantenuto
intatta la sua forma originale. Terminato il giro turistico, risaliamo sul nostro
mezzo di trasporto e ci riavviciniamo al confine.
Finalmente eccoci, il cancello verso la civiltà è ad un passo ma
prima dobbiamo pagare il monco ed il taxi.
E quì nascono i problemi: entrambi ci chiedono più soldi e fortuna vuole che
Cristiano li avesse con se. Prova a discutere a dire che quelli non erano i patti
ma manca poco alle 17:30 così si paga e si va di corsa verso il cancello azzurro
che assume le sembianza di una vera e propria porta del Paradiso.
Ok...siamo nuovamente in Dominicana ma non è ancora finita:
una delle gomme è a terra. Incazzati come varani, riusciamo a farci aiutare dal
militare conosciuto la mattina. Cambiata la gomma si parte, via
verso Sosua non prima di essereci fermati a prendere Morelia !
Ci lasciamo alle spalle una esperienza indimenticabile...agghiacciante
ma indimenticabile.




 
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